Bonus straordinario per la prima infanzia, una misura parziale e limitata che sa di spot elettorale

Posted On 10 Mar 2024
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 RSM 10 03 2024 – È stato annunciato con grande enfasi il Decreto Delegato n. 29 del 20 febbraio 2024, con cui l’Esecutivo ha istituito un bonus per la prima infanzia, da accreditare una tantum sulla Smac di ogni capo famiglia che lo richiede, con un importo che varia in base a fasce di reddito. Per ottenerlo va presentata on line una richiesta al dipartimento Finanze e Bilancio entro il 31 dicembre 2024 attraverso un applicativo.

Un intervento che presenta fin troppi limiti, messi in luce dalla funzionaria FULI-CSdL Simona Zonzini nell’ultima puntata di “CSdL Informa”.

“In una conferenza stampa il Governo ha esaltato il proprio lavoro a favore delle famiglie e delle donne anche sole, e in particolare questo bonus straordinario per la prima infanzia, che in realtà è solo una goccia nel mare. Non va minimamente a scalfire le problematiche alla base della denatalità e del conseguente progressivo invecchiamento della popolazione, che avrebbero bisogno di interventi strutturali e di ben più ampia portata economica per incentivare le coppie a mettere al mondo i figli.

Pare dare un sostegno efficace alle donne e alle famiglie occorre farlo con cognizione di causa, innanzi tutto coinvolgendo anche il sindacato che è il soggetto che più rappresenta le persone a cui tale misura è rivolta. Anche in questa occasione, invece, è stato varato un Decreto di carattere sociale, conseguente all’ennesima delega contenuta nella finanziaria, senza per nulla interpellarci.

A monte doveva essere individuato un paniere di prodotti per la prima infanzia, ma leggendo il Decreto questo elenco di prodotti non compare.

Si tratta, innanzitutto, di un bonus una tantum, valido solo per il 2024, come se un figlio fosse in carico alla famiglia solo per un anno. Ci sono inoltre diversi punti tutt’altro che chiari, sia per noi che per chi dovrà fruire di questo bonus. Nel Decreto si prende come riferimento la fotografia del nucleo familiare nell’anno 2023, richiedendo il reddito pro capite di ogni componente, per definire a quale fascia di reddito si appartiene per stabilire l’importo del bonus da accreditare sulla Smac.

Ma se un figlio nasce nel 2024, ovviamente non risulta nello stato di famiglia riferito all’anno prima. Non è nemmeno attivo il programma applicativo on line attraverso cui inoltrare la domanda. È necessario e urgente che il Governo chiarisca tutti i punti poco chiari e che non consentono di applicare le misure previste dal Decreto.

Altro aspetto sconcertante, è il fatto che occorre aspettare le dichiarazioni dei redditi relative al 2023, quando sappiamo che tali pratiche vanno fatte entro la fine di luglio di quest’anno.

Quando nell’autunno scorso i sindacati sono stati al tavolo del confronto con l’Esecutivo, alle pressanti richieste di misure efficaci a sostegno della maternità, la risposta ricevuta è che non ci sono le risorse economiche.

Finché non usciamo dalla logica secondo cui un figlio è visto come un costo, e il primo a dare questo segnale è proprio lo Stato, non riusciremo mai a invertire il trend della denatalità; bisogna considerare le nuove nascite come “investimenti” per il futuro del nostro Paese.

Questo bonus straordinario doveva essere strettamente legato all’ICEE, il cui Decreto è stato varato una settimana prima, ma lo stesso ICEE non viene menzionato. C’è uno scollegamento tra le varie Segreterie di Stato che non ha nessun senso. Ogni membro di Governo va avanti per la propria strada senza un disegno complessivo.

Se vogliamo migliorare la condizione delle donne e delle famiglie, e incentivare la natalità, dobbiamo agire in maniera congiunta, concertata, e con interventi strutturali. Il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali non può essere visto come un peso, ma come una opportunità per i governi di avere maggiori suggerimenti. Invece non solo il Decreto è stato emesso senza confronti preventivi, ma è stato posto in ratifica già nel prossimo Consiglio Grande e Generale, a conferma che questi interventi unilaterali e improvvisati hanno il sapore di semplici spot elettorali.”

CSdL