Politica dei redditi, un bilancio in chiaroscuro

Posted On 10 Gen 2024
Comment: Off

Grazie all’iniziativa sindacale, raggiunti risultati positivi su assegni familiari, assegno integrativo e reddito minimo famigliare. Negato invece dal Governo l’intervento redistributivo attraverso il fiscal drag, evidentemente perché i soldi incassati in più, per effetto dell’inflazione, dalla tassazione dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, servono a far quadrare i conti del bilancio dello Stato. Soddisfazione per il rinnovo di quasi tutti i contratti di lavoro

RSM 10 01 2024 – Un bilancio dei risultati raggiunti sulla politica dei redditi e quelli non realizzati per l’indisponibilità del Governo, è stato tracciato nell’ultima puntata di “CSdL Informa”. Ne hanno parlato il Segretario Generale Enzo Merlini e il Segretario Confederale William Santi.

In premessa, va ricordato con soddisfazione che lo scorso anno si è giunti al rinnovo di tutti i contratti di lavoro (ad eccezione di quello del settore bancario, per il quale la trattativa è da poco iniziata), con la consapevolezza che non sarebbe stato possibile raggiungere l’obiettivo di coprire per intero l’inflazione; in base ai dati provvisori, per il 2023 è stata del 5,5% secondo l’indice FOI, utilizzato per la rivalutazione delle pensioni, e del 5,9% secondo l’IPCA (indice armonizzato dei prezzi al consumo), base di riferimento per i contratti industria ed artigianato. I due indici inflativi per il triennio 2021-2023 vanno dal 15,5 al 16,3%.

Aumenti contrattuali complessivi in media del 6% sono lontani dai quei valori. Per questo i sindacati hanno iniziato una campagna sulla politica dei redditi su due fronti: i diritti minimi per le famiglie che hanno maggiori necessità, e un intervento più generale per tutelare il potere d’acquisto dei redditi dei lavoratori e dei pensionati, analogamente a quanto fatto da diversi paesi europei, tra cui l’Italia, che ha agito sulla riduzione dei contributi.

I sindacati hanno formulato una proposta che non è stata accolta: utilizzare la norma sul fiscal drag, prevista dalla legge tributaria del 2013, con una modifica in grado di ridistribuire ai redditi più bassi gli introiti derivanti dalle maggiori ritenute fiscali per i redditi più elevati.

Il Segretario di Stato per le Finanze, quale motivazione per respingere la proposta, ha dichiarato che in passato nessuno aveva chiesto che questo provvedimento venisse messo in atto, e che la richiesta sindacale potrà essere valutata solo nel 2024, sulla base dei dati inflativi definitivi e, comunque, esclusivamente applicandola così come previsto dalla legge. È inconcepibile che si affermi che una norma venga applicata solo se viene richiesto! La legge dice che gli scaglioni devono essere adeguati ogni biennio in base all’inflazione ed i governi lo devono fare. A questo punto, ammesso che si verifichi, ne beneficeranno i redditi più alti; alla faccia dell’equità!

Altra motivazione del diniego del Governo, è che l’intervento richiesto dal sindacato sarebbe anticostituzionale, perché toglierebbe soldi a chi spetterebbero di diritto per darli ad altri, a cui non spetterebbero. Secondo questa logica, fare politiche redistributive sarebbe anticostituzionale…

Ricordiamo che in Italia, qualche anno fa, è stato dichiarato anticostituzionale il blocco della rivalutazione delle pensioni. A San Marino l’Esecutivo ha adottato un provvedimento analogo, bloccando l’indicizzazione delle pensioni ad un valore nettamente inferiore all’inflazione (2,2% al massimo). Per analogia, anche questo intervento sarebbe anticostituzionale. “Questa motivazione è una presa in giro”, è stato il commento del Segretario CSdL Enzo Merlini. “Non c’è stata la volontà di accogliere la richiesta del sindacato perché quei soldi che lo Stato incassa in più dai lavoratori dipendenti e dai pensionati per effetto dell’inflazione servono a far quadrare i conti del bilancio dello Stato.”

Sul fronte dei risultati raggiunti, sono stati adeguati gli assegni familiari mensili e gli scaglioni di reddito per l’assegno integrativo, che aumentano in modo significativo. Un importante passo avanti è stato compiuto anche con l’aumento del reddito minimo famigliare, che a luglio scorso era percepito da sole tre famiglie.

Questi interventi contro la povertà e a sostegno delle famiglie che hanno persone a carico erano attesi da tempo, ma ci è voluta la mobilitazione indetta dal sindacato per tradurre in atti concreti le intenzioni di buona volontà manifestate a più riprese dal Governo. È doveroso riconoscere il fatto che sono stati introdotti nella legge di bilancio e non demandati alla lunga schiera dei decreti delegati; è stato anche merito dell’opposizione, che li ha sostenuti.

L’insieme di questi risultati è riportato su una tabella consultabile anche sul sito della Confederazione del Lavoro e sulla pagina Facebook “Cuore CSdL”. Gli altri argomenti affrontati in “CSdL Informa” saranno oggetto di prossime comunicazioni.

CSdL