La riforma IGR: una necessità improrogabile
Bisogna agire quanto prima sulla fiscalità generale, anche per avere più fondi da investire in sanità, welfare e assistenza agli anziani. Con l’invecchiamento generale della popolazione, occorrerà aumentare gli investimenti socio-sanitari per chi non è autosufficiente, ampliando le strutture già esistenti e creandone di nuove. È impensabile che siano le residenze fiscali a dare delle risposte ai bisogni della cittadinanza
RSM 15 09 2023 – Si è appreso, nelle scorse settimane di ferie estive, che la necessaria riforma IGR sarà posticipata alla prossima legislatura, dando evidentemente per scontato, da parte dell’attuale Esecutivo, che siano ancora loro in sella. Sia chiaro, attendere ancora oltre più di una anno è già di per sé un problema, ma essendo ormai edotti dei tempi della politica, sappiamo benissimo che il rimando citato si tradurrà non in uno o poco più, ma in diversi anni di ulteriore attesa. L’attendismo, nella speranza che qualche buona stella faccia cambiare lo status dell’economia, riportandola su binari positivi, è comunque un sistema di fare politica, anche se totalmente irresponsabile in quanto privo di alcun progetto di prospettiva. Progetti che sarebbero quanto mai necessari, non per diventare una sorta di paradiso per i super ricchi, come sembra indicare la direzione presa dal Governo, ma in un ambito di miglioramento delle condizioni di vita della collettività.
E non serve certo un genio, visto l’invecchiamento della popolazione e i tempi di attesa, specialmente per le visite specialistiche di questo periodo storico, che occorre fare una profonda riforma IGR, che vada a colpire maggiormente chi meno ha contribuito, storicamente e statisticamente parlando, anche per avere più fondi da investire in sanità, welfare e assistenza agli anziani. Forse qualcuno, chiuso nella realtà della politica di Palazzo, non si rende conto della situazione che stanno vivendo i cittadini, specialmente quelli più bisognosi di cure e terapie. Dover aspettare mesi per una visita oculistica, neurologica od altro, non è accettabile. Se non vi è, come molti temono nel Paese, un oscuro disegno che porti la cittadinanza ad usufruire sempre di più dei servizi di sanità privati a pagamento, allora bisogna agire, quanto prima, sulla fiscalità generale per recuperare fondi ed immetterli nel sistema socio-sanitario.
L’unico vero modo per riuscire nell’intento, è combattere in maniera seria l’elusione e l’evasione fiscale presente in maniera copiosa nel nostro Paese, oltre che a rimodulare le aliquote esistenti, al fine di aiutare chi guadagna di meno e far pagare di più a chi ha di più. Altra problematica sensibile, molto più di quanto si pensi, è l’assistenza agli anziani, specialmente se non autosufficienti. Ad oggi, abbiamo nel nostro Paese diverse centinaia di assistenti anziani presso la loro abitazione, le badanti insomma, che sono nella quasi totalità cittadine straniere. Ammettiamo per assurdo che queste persone, alle quali va tutta la nostra stima e gratitudine per il servizio che svolgono, per un qualsiasi motivo, legato magari ad una crescita economica nel loro Paese d’origine, o ad altri motivi sociali e/o ambientali, decidano di tornarsene nella loro terra, noi come ci troveremmo? Avremmo le strutture per occuparci degli anziani che queste persone accudivano? La risposta è no. Ecco allora perché è essenziale investire in strutture necessarie, perché nessuno sa cosa ci riserverà il domani ovviamente, ma siamo tutti consapevoli che non avremmo possibilità alcuna di aiutare queste persone bisognose di assistenza, e stiamo parlando delle persone che, con il loro lavoro in passato, hanno fortemente contribuito alla nascita ed alla crescita di quel sistema socio-sanitario ISS a cui non vogliamo rinunciare.
La riforma IGR, così come prima citato, non è una battaglia politica da portare avanti per questioni ideologiche; è una necessità. È chiaro, e lo è in quasi tutto il mondo occidentale, che si rende necessaria una diversa spartizione della ricchezza che guardi con più attenzione a chi ha di meno, così come è chiaro che, con l’invecchiamento generale della popolazione, non solo sammarinese ma europea, le strutture di assistenza, il rafforzamento degli investimenti socio-sanitari e tutto ciò che va nella direzione dell’aiuto a chi è non autosufficiente, sono sempre più indispensabili se si vuole essere, come spesso ci definiamo, una società avanzata. Se vi fosse la volontà, ad esempio, di dare risposte alle esigenze degli anziani e delle loro famiglie, uno dei primi progetti da mettere in atto dovrebbe essere quello di aumentare in maniera importante i posti letto in case protette per chi non è autosufficiente, ampliando le strutture già esistenti e creandone di nuove. Questo non solo sarebbe una risposta di civiltà all’invecchiamento della popolazione, ma anche una risposta concreta a quelle famiglie che di queste persone si devono fare carico, in tutto e per tutto.
Famiglie che, peraltro, ancora non si vedono riconosciuto il diritto di essere, potendolo e volendolo fare ovviamente, gli assistenti dei propri anziani mettendosi in regola come lavoratori, e versando i relativi contributi fiscali e previdenziali. In realtà, proprio su nostra spinta, all’interno della recente riforma del mercato del lavoro viene prevista questa possibilità, da concretizzare attraverso i necessari decreti applicativi, non ancora emanati. Resta una bella filosofia non applicabile, lettera morta insomma.
Qualcuno davvero pensa che, piuttosto che fare una vera riforma IGR in senso sociale, siano le residenze fiscali a dare delle risposte ai bisogni della cittadinanza? Veramente c’è chi crede che vi sia una pletora di benestanti che porterà qui la sua residenza fiscale, portando denari nelle nostre casse, senza che lo Stato in cui hanno la residenza domiciliare faccia nulla? Noi crediamo invece che, come più volte successo nella nostra storia purtroppo, tali scelte siano solo il frutto di decisioni politiche che cercano la strada più facile e breve per cercare consenso e pochi denari, e che tali scelte – la storia qualcosa dovrebbe insegnare – ci si rivolteranno contro nel medio periodo. Una politica saggia e di prospettiva non si affiderebbe a questi giochini dal respiro cortissimo. Serve serietà e serve impegno sociale, e per metterlo in atto serve una profonda e diversa azione politica che porti alla redistribuzione della ricchezza; il resto è solo fumo.
Ivan Toni – Iscritto FUPS-CSdL