L’economia reale e l’occupazione sono cresciute grazie alle imprese storiche

Posted On 21 Mag 2024
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Il contributo delle nuove attività purtroppo è stato irrilevante. Non sorprende l’aumento delle imprese del settore sanitario, a cui i cittadini devono sempre più ricorrere a causa dei lunghi tempi di attesa nella sanità pubblica e della riduzione di alcuni servizi

RSM 21 maggio 2024 – La tabella allegata rappresenta la dinamica di crescita del numero delle attività economiche tra il 2016 ed il 2023, ponendo in evidenza anche le differenze rispetto al 2021 e 2022. I dati fanno sempre riferimento al 31 dicembre di ciascun anno.

Occorre tenere presente che nel 2021 le limitazioni conseguenti alla pandemia erano ancora in corso, con tutte le conseguenze che hanno comportato, ivi compresa la cessazione di diverse attività economiche, mentre il 2022 ha costituito l’anno della ripartenza, in particolare nel secondo semestre.

Il saldo tra il 2023 ed il 2016 è pari a 71 imprese in più, pari ad un incremento dell’1,4%, ma le dinamiche tra i diversi settori sono molto diverse.

Il maggior incremento percentuale riguarda le attività relative all’istruzione (+132%, pari a 33 unità): supponiamo si tratti di docenti che svolgono ripetizioni agli alunni, visto che per il 50% si tratta di licenze individuali e non hanno dipendenti.

Anche le attività finanziarie ed assicurative sono aumentate sensibilmente (+59%, pari a 36 unità): considerato che, anche in questo caso, la maggior parte non ha dipendenti, come vedremo meglio nella tabella che pubblicheremo domani, si tratta probabilmente di intermediari finanziari, ma anche le holding sono in crescita.

Non stupisce che le imprese del settore sanitario siano in aumento (+22,3%, pari a 27 unità), visto il crescente ricorso alla sanità privata a causa dei lunghi tempi di attesa di quella pubblica e della riduzione di alcuni servizi (si pensi alla fisioterapia ed alla specialistica). Il fenomeno riguarda prevalentemente la vicina Italia, ma anche a San Marino gli effetti si vedono, seppure non in maniera generalizzata.

Un capitolo a parte merita il settore immobiliare, le cui imprese sono aumentate più che in tutti gli altri in termini assoluti, seppure non in termini percentuali (+31%, pari a 78 unità): le aziende dei settori indicati in precedenza rimangono numericamente meno rilevanti, mentre in questo caso la base di partenza era già piuttosto consistente nel 2016. Faremo alcune considerazioni nel prossimo comunicato.

Per quanto riguarda i settori che vedono una diminuzione, colpisce il settore agricolo, che vede un drastico calo delle attività economiche (-22,5%, pari a 16 unità). È vero che la superficie coltivabile si riduce sempre di più, ma occorre approfondirne le ragioni e l’impatto, vista anche l’importanza che riveste il settore primario.

Occorre porre in evidenza il fatto che i settori in calo per numero di imprese (manifatturiero, edile, commerciale) sono gli stessi che hanno avuto il maggior incremento del numero di dipendenti negli ultimi 7 anni, ad eccezione del settore delle costruzioni, nel quale sono aumentati di poco. Ciò significa che le imprese storiche hanno saputo superare brillantemente le crisi, mentre il supporto derivante da nuove attività è pressoché irrilevante.

Le espressioni di giubilo espresse nel commentare l’aumento del numero delle imprese, quale elemento che dimostrerebbe una rinnovata fiducia nel sistema San Marino, è quindi immotivato. Le dinamiche illustrate dimostrano che l’economia reale è cresciuta grazie alle imprese già esistenti, cui dovrebbe andare il plauso delle Istituzioni, piuttosto che vantare successi inesistenti.

CSdL