Anagrafica dei debitori: in assenza di capitalizzazione e garanzie delle imprese, lo Stato non può accumulare crediti enormi

Posted On 25 Mar 2024
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Ammonta a 221 milioni il totale dei crediti vantati dallo Stato, in prevalenza da operatori economici per contributi, monofase e IGR. Circa il 60% è rappresentato da una novantina di operatori, su un totale di 650. È inammissibile che vengano accumulati debiti così consistenti. Occorre che tali soggetti vengano fermati per tempo

RSM 25 marzo 2024 – Nel 2023 è maggiore di quasi tre milioni, rispetto all’anno precedente, l’importo complessivo dell’anagrafica dei debitori, che supera costantemente l’esorbitante somma di 200 milioni. È il dato impietoso che emerge dalla recente pubblicazione di questa lista, in cui sono riportati i riferimenti e gli importi di persone fisiche e società verso i quali lo Stato vanta dei crediti.

Lo scorso anno è diminuito il numero delle nuove anagrafiche, 52 per un totale di 8,1 milioni, contro le 85 del 2022 per un valore complessivo di 13,1 milioni. Questa diminuzione può derivare in parte dal fatto che il 2023 è stato un anno tutto sommato positivo per l’economia e si sono esauriti gli strascichi del covid.

Ogni anno ne vengono depennati alcuni, prevalentemente i fallimenti archiviati dal Tribunale, mentre sono pochi i soggetti che sistemano le loro pendenze. Va anche considerato che nell’anagrafica sono inclusi solo coloro che hanno debiti superiori a 50mila euro, per cui probabilmente c’è anche un’altra notevole quantità che non fa statistica.

Sull’argomento la Confederazione del Lavoro è tornata nuovamente a far sentire la sua voce con il Segretario Generale Enzo Merlini intervenuto nell’ultima puntata di “CSdL Informa”.

“Parliamo di una massa complessiva di debiti che ammonta a 221 milioni. Il dato varia di anno in anno; a fronte delle nuove posizioni che vengono aperte, altre vengono depennate. Queste ultime sono state 53 lo scorso anno, per un valore di 13,5 milioni. Non viene specificato se ciò avviene perché i debiti sono stati saldati in tutto o in parte, oppure perché ritenuti irrecuperabili, ma è più probabile la seconda ipotesi.

Infatti, nell’anagrafica sono presenti in gran parte aziende già fallite o in liquidazione volontaria. Nel primo caso, raramente si recupera qualcosa, in quanto le aziende non sono capitalizzate.

Colpisce il fatto che, di questi 650 debitori, 6 superano i 5 milioni ciascuno, e da soli hanno accumulato un totale di 42 milioni; 12 debitori sono compresi tra 2 e 5 milioni, per un totale di 33 milioni, mentre 75 sono compresi tra 500mila e 2 milioni. Sommando queste tre fasce, emerge che circa il 60% è rappresentato da una novantina di operatori su 650. Ribadiamo che è inammissibile che vengano accumulati debiti così consistenti senza che tali soggetti siano fermati per tempo.

Il caso della DMC, azienda di vendite on line risalente a qualche anno fa, è stato emblematico. Peraltro, era salito alla ribalta delle cronache perché nell’ultimo periodo della sua attività molti acquirenti da tutta Italia protestavano, spesso rivolgendosi proprio allo Sportello Consumatori, perché veniva inviata loro merce non funzionante, o non corrispondente alle caratteristiche descritte, o con difetti di vario tipo. Questa impresa, attraverso diverse società, ha accumulato complessivamente 3,3 milioni di debiti verso lo Stato; a suo tempo, Banca Centrale fece pignorare il magazzino, che era pieno di merce; sulla carta aveva un valore significativo, ma in realtà si trattava di articoli che si svalutavano velocemente. È verosimile che l’effettivo realizzo sarà insignificante.

Il tema delle garanzie da porre a fronte di debiti, va sicuramente ripreso; sembra impossibile che si possano accumulare debiti di svariati milioni, senza che queste attività vengano fermate per tempo. C’è qualcosa che non funziona.

Occorre ricordare che i debiti riportati dall’anagrafica sono unicamente quelli verso lo Stato (contributi, monofase, IGR), quindi non sono comprese le esposizioni verso i dipendenti, le banche, i fornitori. La situazione debitoria complessiva di queste aziende è quindi ben più ampia. Se mancano le garanzie, bisogna intervenire tempestivamente.”

Nel corso della legislatura, ormai conclusa, il Governo si è vantato perché è aumentato il numero delle attività economiche, mentre si è guardato bene dall’affrontare seriamente il problema delle società che accumulano ingenti debiti verso lo Stato. Gran parte di queste imprese sono consapevoli che, alla fine, nessuno sarà chiamato a risponderne; solo in pochi casi si tratta di attività che vanno incontro a difficoltà o che falliscono per eventi imprevedibili. Chi rimane ‘a bocca asciutta’ sono i lavoratori e lo Stato, ma anche i fornitori e gli istituti di credito. La maggior parte di questi 221 milioni purtroppo sappiamo che non sarà recuperata, e il protrarsi di questo senso di impunità non fa altro che alimentare il fenomeno.

CSdL