Tutela dei redditi: l’1% di ricarica Smac non è un intervento sufficiente!

Posted On 16 Nov 2023
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RSM 15 11 2023
– La politica dei redditi continua ad essere una grande assente nell’azione di Governo, che ha sistematicamente eluso le richieste del sindacato, avanzate fin dal febbraio scorso, di aprire un confronto per individuare le necessarie misure di tutela delle retribuzioni e delle pensioni, fortemente erose dall’inflazione dell’ultimo biennio, a partire da provvedimenti per sostenere i cittadini in maggiori difficoltà economiche.

È stato uno degli argomenti al centro dell’ultima puntata di “CSdL Informa”, di cui hanno parlato il Segretario Confederale William Santi e il Segretario Generale Enzo Merlini. Nell’attuale contesto, va registrato il blocco dei prezzi dei generi di prima necessità, definito da diverse Associazioni di categoria con lo Stato italiano dal 1° ottobre scorso. Anche i punti vendita della grande distribuzione presenti a San Marino, hanno adottato la medesima politica dei prezzi.

A questo riguardo, va precisato che i prodotti da scaffale sono certamente aumentati rispetto all’anno scorso, ma se guardiamo gli ultimi mesi, non hanno subito dei rincari significativi. Lo dimostrano i dati riguardanti i prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche, che sono una componente molto importante del paniere.

Questo è il dato nazionale italiano: luglio su giugno 0%; agosto su luglio +0,2%; settembre su agosto -0,1%, ottobre su settembre 0%. Quindi, pare che l’iniziativa adottata dal governo italiano non abbia prodotto benefici aggiuntivi rispetto alla tendenza già in atto. A Rimini l’incremento di luglio rispetto a giugno è stato dello 0,1%; in agosto rispetto a luglio dello 0,2%; in settembre rispetto ad agosto c’è stato invece un -0,6% e ottobre su settembre ha registrato -0,5%. A San Marino i dati pubblicati si fermano al mese di agosto, e rivelano una tendenza media simile, ovvero -0,2% luglio su giugno, e +0,3% agosto su luglio.

Il sindacato e le associazioni dei consumatori sammarinesi hanno chiesto fortemente che gli esercenti sammarinesi e le categorie coinvolte nella filiera della distribuzione, ci mettano qualcosa anche di loro, per realizzare un intervento veramente incisivo in grado di salvaguardare la borsa della spesa delle famiglie.

Nell’ambito dell’accordo anti-inflazione siglato anche dalle associazioni dei consumatori, non si può spacciare come valore aggiunto per i cittadini sammarinesi ciò che è stato importato dall’Italia. L’1% di ricarica Smac – intervento a carico dello Stato per la cifra di 200mila euro – è l’unico provvedimento concreto al momento.

In una recente intervista, il Segretario per le Finanze ha affermato che, a suo dire, la situazione non sarebbe così critica per i cittadini: molti sono i contratti rinnovati, c’è la piena occupazione, le bollette sono aumentate in misura minore rispetto all’Italia. In sostanza non c’è bisogno di ulteriori interventi a pioggia (per inciso, l’1% di sconto Smac lo è), aggiungendo che occorre concentrarsi soltanto sulle fasce più deboli della popolazione. Se con questa affermazione si volesse intendere che il reddito minimo familiare va riconosciuto, anziché alle sole tre persone che attualmente ne beneficiano, a poche altre, questa ipotesi non meriterebbe la benché minima considerazione. Il reddito minimo familiare va decisamente aumentato nell’importo, e vanno rivisti sostanzialmente i criteri, come ripetutamente chiesto dal sindacato, affinché vi accedano tutte le persone che ne hanno necessità.

Dopodiché, se non è stato ancora reso esecutivo l’ICEE (l’equivalente dell’ISEE italiano), per potere tarare in maniera più mirata possibile gli interventi pubblici, la responsabilità è anche di questo Governo, che non ha realizzato le riforme necessarie. Non è accettabile che, per la mancanza di questo indicatore, si continuino a negare i necessari interventi di tutela ai lavoratori dipendenti e ai pensionati con i redditi più bassi, perché sarebbero a pioggia.

Tra le proposte inviate recentemente dal sindacato al Congresso di Stato, c’è quella di attuare il fiscal drag, previsto dalla legge del 2013 di riforma del sistema tributario. Questa norma non è stata ancora applicata perché negli anni immediatamente successivi al 2013 l’inflazione, a differenza dell’ultimo periodo, era stata molto ridotta. Il fiscal drag è un meccanismo che riproporziona gli scaglioni di reddito sottoposti a tassazione, depurandoli dagli effetti dell’inflazione. L’affermazione del Segretario Gatti, per il quale le tasse non sarebbero aumentate non è quindi veritiera, per quanto riguarda i redditi da lavoro e da pensione.

La nostra richiesta è stata di applicare il meccanismo con effetto a scalare, quindi proporzionalmente a favore dei redditi più bassi, senza riconoscerlo dai 35mila euro lordi in su. Ad esempio, con le norme attuali un reddito di 25mila euro lordi all’anno pagherebbe circa 50 euro di tasse all’anno in meno; con la nostra proposta, questo importo aumenterebbe in misura significativa, perché, ad esempio, un reddito di 100.000 euro annui lordi non incasserebbe il risparmio previsto, pari a circa 1.000 euro, in quanto andrebbe redistribuito ai redditi più bassi. Si tratta di una proposta responsabile che, peraltro, sarebbe a costo zero per le casse dello Stato, ma il silenzio del Governo perdura, per cui il sindacato sta chiamando i lavoratori ed i pensionati alla mobilitazione.

CSdL

(Segue)