Residenze fiscali non domiciliate,  un ritorno al modello di paradiso fiscale!

Posted On 30 Lug 2023
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Assurde e ridicole le motivazioni fornite sulla “necessità” del provvedimento. Servono soldi per finanziare lo stato sociale, ma non si vuole la riforma tributaria per far pagare le tasse agli evasori, preferendo strade “più semplici” per fare cassa. A breve l’incontro per tutelare i lavoratori dalle elevate temperature. Vanno trovate soluzioni agendo sugli orari di lavoro ed incentivando gli impianti di raffrescamento: la CIG deve essere l’estrema ratio.

RSM 30 07 2023 – I temi dell’emergenza alte temperature nei luoghi di lavoro, le residenze fiscali non domiciliate, il confronto sui decreti lavoro, l’ultima relazione di Fitch, la relazione sullo stato di salute della popolazione, sono stati affrontati prima dal Direttivo CSdL e poi nell’ultima puntata di “CSdL Informa”.

Sul primo argomento è intervenuto il Segretario Confederale William Santi. “Con il cambiamento climatico in atto, il caldo eccessivo che si protrae per lunghi periodi è diventato un problema importante sui posti di lavoro, a San Marino così come in gran parte del mondo. Vanno trovate soluzioni per consentire ai lavoratori di operare in condizioni accettabili e comunque non rischiose per la salute.”

A livello legislativo siamo carenti. Non ci sono limiti di temperatura e di umidità al di sopra delle quali non si possa lavorare. Di recente, in Italia è stato consentito ai lavoratori dell’edilizia di utilizzare la cassa maltempo anche per le temperature eccessive. È una soluzione che potremmo usare anche a San Marino; infatti, le imprese edili pagano un’aliquota maggiore rispetto a quella degli altri settori per la Cassa integrazione, che interviene anche per la causa maltempo.

Lavorare con temperature eccessive per ore è anche un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori. Nelle aziende chimiche, ad esempio, se non c’è un buon sistema di ricircolo dell’aria, l’aumento dell’evaporazione dei solventi crea ulteriori rischi. Un lavoratore che si è astenuto dal lavoro assieme ai colleghi, in un’intervista ha giustamente evidenziato che, come cittadino, viene invitato a stare in casa nelle ore più calde, a idratarsi costantemente e a non fare sforzi. Ma quando indossa la tuta da lavoro e oltrepassa il cancello dell’azienda, tutte queste raccomandazioni non contano più. Serve un salto culturale: si pensa che la sicurezza sul lavoro in tutti i suoi aspetti, anche climatici, sia qualcosa di accessorio e non un diritto fondamentale.

Per affrontare il problema abbiamo chiesto un incontro urgente con le Segreterie Sanità e Lavoro, con le associazioni di categoria e l’ISS; l’incontro dovrebbe essere convocato a breve. Con tutte le parti coinvolte vanno in  primis trovate soluzioni agendo sull’organizzazione dei cicli produttivi e sugli orari, concentrando il lavoro nelle ore meno torride. Occorre anche investire al fine di dotare gli ambienti di lavoro di impianti di raffrescamento, ove possibile; parte dei costi potrebbero essere sostenuti da finanziamenti pubblici: la sicurezza e la salute psicofisica dei lavoratori sono troppo importanti, per cui anche lo Stato deve fare la sua parte. La CIG deve essere l’estrema ratio, qualora non si possa intervenire con gli strumenti citati.”

La legge di assestamento di bilancio, che contiene i due commi sulle residenze fiscali non domiciliate, non è andata in porto nella sessione di luglio del Consiglio, ma è stata posticipata alla seconda metà di agosto. Ha commentato il Segretario CSdL Enzo Merlini: “Una delle motivazioni ascoltate durante il dibattito è che queste residenze sarebbero legali e servirebbero per finanziare la sanità e lo stato sociale, per cui non bisogna farsi troppi scrupoli se possiamo incassare 10mila euro per ogni residente fiscale non domiciliato. Evidentemente qualcuno ha in mente di tornare ai tempi in cui le entrate erano agevolate dalle società anonime e dal segreto bancario.

Anche allora era tutto legale e nessuna norma ha espressamente vietato questi due “capisaldi”; semplicemente la comunità internazionale ha fatto pressione affinché tutti i paesi abbandonassero questi strumenti. La conformità del provvedimento agli standard internazionali sarebbe assicurata anche dallo scambio di informazioni fiscali di San Marino con un gran numero di Paesi. Ma che informazioni potremmo scambiare se non viene richiesto di presentare la dichiarazione dei redditi ai residenti fiscali non domiciliati? Che hanno pagato 10mila euro e siamo a posto?

Evidentemente, la nostalgia dei soldi facili è ancora molto forte in certi ambienti del nostro Paese, mentre i lavoratori sono abituati a guadagnarsi il pane lavorando. Il messaggio che si vuol lanciare ai cittadini è che occorre scegliere tra due strade: aumentare le tasse o far arrivare i soldi senza fare fatica, come fino a un decennio fa. Ora ne stiamo pagando le conseguenze, con un miliardo e mezzo di debiti. La riforma tributaria serve per scovare chi non paga il dovuto, piuttosto che per aumentare le tasse ai contribuenti onesti, per cui non portare avanti questo provvedimento sarà un favore agli evasori, più che ai lavoratori e pensionati.

Un’altra giustificazione a sostegno di questo provvedimento da parte della maggioranza è che la norma non sarebbe immediatamente esecutiva, perché a San Marino non ci sono alberghi a 5 stelle. Se fosse vera questa affermazione, perché allora c’è tutta questa fretta di approvare i due commi nella legge di assestamento di bilancio? Evidentemente non è una motivazione plausibile; una volta pubblicata sul Bollettino Ufficiale già qualcuno potrà beneficiare di questa tassazione irrisoria.

Il Segretario per le Finanze ha aggiunto un’altra motivazione: questa norma sarebbe importante perché già adesso se una persona facoltosa viene da noi e durante il suo soggiorno compie operazioni che producono un reddito, su questo dovrebbe pagare le tasse a San Marino; da qui la necessità di regolamentare la permanenza di questi soggetti nel nostro paese, perché altrimenti lo Stato potrebbe dar loro la caccia per incassare le imposte. Siamo al ridicolo: il nostro Paese non si preoccupa di scovare gli evasori ed elusori fiscali recidivi ed un riccone di passaggio, residente chissà dove, si dovrebbe preoccupare di essere rintracciato e perseguito?

Al netto di qualche perplessità emersa in Consiglio, la maggioranza sembra avere i voti necessari per approvare il provvedimento, purché sia assicurata la presenza alle sedute. Se andrà in porto, il Governo durerà ancora, altrimenti è chiaro che l’Esecutivo è destinato a cadere. Le residenze fiscali non domiciliate all’interno dell’assestamento di bilancio sono un vero e proprio atto di fiducia imposto dal Segretario alle Finanze, per cui anche per i Consiglieri poco convinti è difficile non assecondare una simile pretesa.”

Ha aggiunto Merlini: “Devo infine smentire un’affermazione del Segretario Gatti durante il Consiglio, secondo la quale le OOSS contestano questo provvedimento, mentre non hanno detto niente rispetto alle altre residenze precedentemente introdotte, come quelle atipiche, economiche, ecc., che a suo dire creerebbero più problemi rispetto a queste. Si sbaglia!

La CSdL le ha sempre contestate, anche quelle introdotte dai Governi precedenti. Allora non siamo scesi in Piazza perché gli effetti dei provvedimenti si vedono nel tempo: ora abbiamo ben chiara la direzione politica verso un nuovo modello di paradiso fiscale, che contrasteremo convintamente. La nostra posizione non è cambiata: favorevole alle residenze rilasciate a fronte di investimenti, totalmente contraria a quelle concesse a chi non produce lavoro, ma è interessato unicamente a sfruttare un sistema fiscale agevolato per i propri esclusivi interessi.”

Gli altri temi dell’ultima puntata di CSdL Informa saranno trattati in una comunicazione successiva.

CSdL