Contratto PA, il confronto deve portare alla firma in tempi brevi

Posted On 25 Giu 2023
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Sindacato e Governo hanno convenuto sulla necessità di confrontarsi su un testo più snello delle bozze precedenti. Tra i temi principali, oltre all’aspetto prioritario degli aumenti economici, l’orario di lavoro, la cassa integrazione, un sistema di regole certe e valido per tutti i dipendenti PA. Sulla vicenda relativa alla timbratura dei medici in caso di visite domiciliari, il vero nodo è il numero eccessivo di pazienti per ogni medico

RSM 25 giugno 2023 – La crisi di governo ha rallentato ma non ha impedito la prosecuzione del confronto sul rinnovo del contratto del Pubblico Impiego, scaduto da oltre dieci anni.

L’ultimo incontro si è svolto lo scorso 15 giugno con la delegazione di Governo. “È stata espressa – ha evidenziato il Segretario FUPI Antonio Bacciocchi a ‘CSdL Informa’ – la volontà di andare avanti e di trovare le modalità per concludere questo rinnovo del contratto, che ha dentro molte tematiche complesse, che riguardano il nuovo regime normativo-retributivo dei dipendenti pubblici. Sindacato e Governo hanno convenuto in questa fase di ridimensionare il testo su cui confrontarsi, riducendo i temi che erano sul tavolo precedentemente, anche per motivi di tempo legati alla legislatura che si sta avvicinando al termine.”

Il Governo ha inviato una proposta ridotta; alcuni temi che non sono presenti vengono rimandati ad una fase successiva di confronto con le parti sindacali. “Uno dei temi importanti da affrontare subito è legato all’orario di lavoro e alla flessibilità dello stesso orario, con l’intento dell’Esecutivo di introdurre uno strumento di flessibilità in linea con il settore privato, che possa riuscire a gestire i picchi di lavoro, e i conseguenti cali, che possono verificarsi in alcuni periodi dell’anno e in determinate unità organizzative. Il meccanismo non è semplice, e viene a sovrapporsi a modalità e modelli di orario consolidati; lo stiamo studiando, ricercando anche il confronto e l’aiuto dei colleghi delle Federazioni del settore privato, che conoscono bene quei meccanismi.

Altro argomento sul tavolo è la volontà del Governo di introdurre la cassa integrazione per alcuni settori della PA, per affrontare picchi stagionali di lavoro e altri periodi di attività ridotta, affinché l’amministrazione, oltre al ricollocamento dei dipendenti e alla riqualificazione, possa disporre anche di questo strumento di integrazione salariale, come avviene nel settore privato.”

Naturalmente c’è il capitolo fondamentale degli aumenti economici, che riguarda molte famiglie sammarinesi. “Il nostro obiettivo è di raggiungere un incremento delle retribuzioni in linea con gli aumenti dei settori che hanno rinnovato il contratto in questi ultimi anni, considerando che da oltre un decennio le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono ferme e quindi hanno perso una quota importate di potere d’acquisto.”

“Un aspetto per noi determinante – ha aggiunto Bacciocchi – è che venga finalmente definito, in questo nuovo regime normativo-retributivo, un sistema di regole certe, chiare e valide per tutti i dipendenti che accedono al settore pubblico allargato, contemperando la richiesta di inserire nuove modalità organizzative alla tutela delle retribuzioni di tutti. Vedremo se la nomina del nuovo Segretario agli Interni, che avverrà nel prossimo Consiglio, confermerà questa linea di confronto più snella, con l’auspicio che si possa raggiungere un’intesa in tempi celeri, entro l’estate o al massimo entro i primi dell’autunno.”

Un riferimento è stato fatto anche sulla vicenda della firma dell’accordo per i medici di base relativo alla timbratura di tutte le 38 ore settimanali, comprese le visite domiciliari, su cui è intervenuto il Segretario Generale Enzo Merlini.

“Chi lo ha criticato ha fatto sembrare che questo accordo firmato dalle Federazioni Pubblico Impiego di CSdL e CDLS fosse una cosa presentata all’ultimo momento e subito firmata dai due sindacati. In realtà la delibera del Comitato Esecutivo ISS su una parziale riorganizzazione della medicina di base risale al 16 febbraio, oggetto anche di una conferenza pubblica. Noi la delibera l’avevamo già esaminata e condiviso questa parte fin da subito, perché per noi è normale che tutti i dipendenti, ove previsto, certifichino la presenza in servizio.

Quindi non è certo stata una novità, ma un atto a noi già noto; per cui l’accusa dell’USL di esserci ‘piegati’ senza battere ciglio ad un provvedimento presentato lì per lì dalla nuova dirigenza ISS è una sciocchezza.

In una delle ultime consulte – organo in cui sono presenti i tre sindacati – il Direttore dell’Autorithy sanitaria ha fornito alcuni dati, da cui si evince che i medici di base hanno molti più assistiti rispetto ai limiti previsti: minimo 1.300, massimo 1.600. In realtà non pochi medici superano ampiamente tale numero massimo. Peraltro, gli assistiti aumentano continuamente, hanno età sempre più avanzate e quindi necessitano di maggiore assistenza. È chiaro che un numero così elevato non si concilia con la possibilità di svolgere il proprio servizio al meglio, ivi comprese le visite domiciliari, che mediamente sono ridotte rispetto a quante se ne potrebbero effettuare.

Il problema è quindi che i medici della medicina territoriale sono pochi rispetto alle esigenze della popolazione – 19 in tutta la Repubblica – e hanno troppi assistiti, per cui occorre intervenire proprio su questo aspetto, riducendo il numero di pazienti pro-capite e aumentando al contempo le visite a domicilio. Questo è la rivendicazione da sostenere e non certo il mantenimento della parziale timbratura del cartellino.”

CSdL