“Subito aumenti per reddito minimo e assegni familiari. No ad un nuovo paradiso fiscale!”
RSM 19 07 2023 – “Non vogliamo tornare ad essere un paradiso fiscale, e si facciano subito interventi di politica dei redditi per le persone più in difficoltà e per contrastare l’inflazione”. È il messaggio molto chiaro lanciato dai tanti rappresentanti sindacali delle tre organizzazioni sindacali e cittadini, che nello sfidare il caldo tropicale hanno manifestato davanti a Palazzo Pubblico, a partire dalla prima mattinata, mentre alla spicciolata facevano il loro ingresso i Consiglieri partecipanti alla seduta del Consiglio Grande e Generale.
Gli slogan esposti nei cartelli rivolti al palazzo dove ha sede la sovranità popolare, hanno riassunto i motivi della protesta, programmata per l’intera giornata: “Reddito minimo famigliare: chiediamo aumenti subito!”; “Governo latitante sui sostegni a lavoratori e pensionati”; “Redditi da lavoro e da pensione a picco… e il Governo se ne frega”; “Residenze fiscali non domiciliate, uno schiaffo a chi paga le tasse”; “No ad un nuovo paradiso fiscale”.
In rappresentanza delle tre organizzazioni sindacali hanno svolto brevi interventi il Segretario CSdL Enzo Merlini, il Segretario CDLS Gianluca Montanari, il facente funzione Segretario USL Marco Santolini.
Gli interventi hanno sottolineato la fortissima contraddizione presente nella legge di assestamento di bilancio all’ordine del giorno dell’attuale sessione consigliare; la maggioranza si è prodigata per reintrodurre le residenze fiscali non domiciliate, affermando falsamente che il provvedimento ha una natura diversa rispetto al DES, quando invece le stesse residenze ne erano l’elemento più caratterizzante. Al contempo non ha ancora previsto nulla per fornire un sostegno ai tanti cittadini in difficoltà economiche e per tutelare i redditi dei lavoratori e dei pensionati erosi dall’inflazione.
In tutta San Marino solo tre nuclei familiari possono accedere al reddito minimo garantito, in quanto i parametri sono eccessivamente restrittivi: è uno scandalo, inammissibile in un Paese che ha comunque grandi ricchezze. Occorre modificare subito i criteri di accesso a questo intervento perché tutti i cittadini che ne hanno necessità possano usufruirne. Peraltro si può fare in tempi velocissimi, è sufficiente modificare le cifre dei criteri previsti.
Con altrettanta velocità si possono aumentare gli importi degli assegno familiari, fermi da molti anni, con l’inflazione che ne ha fortemente abbassato il valore reale. La maggioranza ha previsto solo l’impegno a compiere l’aggiornamento degli stessi assegni entro la fine del 2023; si tratta delle solite promesse di intervento dilazionate nel tempo, mentre molte famiglie da tempo sono costrette a fare salti mortali per arrivare alla fine del mese.
Addirittura, dall’inizio del 2024 i datori di lavoro beneficeranno di un abbassamento dell’aliquota per gli assegni familiari, che porterà inevitabilmente a ridurre le risorse complessive per questo fondamentale istituto di sostegno alla genitorialità; anche questa è una misura inaccettabile, per di più a fronte di un contestuale aumento della contribuzione a carico dei lavoratori dipendenti per il fondo pensioni. Tutto alla rovescia!
In tutta Europa gli Stati hanno adottato interventi per salvaguardare i redditi da lavoro e da pensione, per dare ossigeno ai cittadini ed attenuare gli effetti dell’inflazione: i contratti, da soli, non possono fare fronte per intero alle dinamiche inflative. Perché a San Marino il Governo non fa nulla per i suoi cittadini, nonostante il sindacato chieda da almeno sei mesi di intervenire? Perché non emana un provvedimento che, attraverso le risorse della fiscalità generale, riduce la contribuzione fiscale dei lavoratori e dei pensionati al di sotto di una certa soglia?
Preferisce invece insistere sulle residenze fiscali non domiciliate, che sono un chiaro tentativo di far tornare San Marino ad essere ancora di più l'”antica terra dell’evasione”, ovvero un paradiso fiscale per attirare persone facoltose che, pagando pochi spicciali di tasse, potrebbero risiedere negli hotel del territorio da uno a cinque mesi all’anno, per realizzare i loro sontuosi profitti.
Una prospettiva che nuocerebbe gravemente anche all’economia reale – la sola che ha tenuto e tiene in piedi l’intero Paese – che i manifestanti hanno respinto con sdegno, soprattutto per il loro forte legame con il Paese e per preservarne l’immagine nel mondo, già in passato fortemente compromessa.
Nei giorni scorsi i sindacati hanno incontrato i partiti di opposizione, che hanno predisposto emendamenti all’assestamento di bilancio per l’aumento degli assegni familiari e per l’abrogazione dei commi sulle residenze fiscali non domiciliate; emendamenti che vanno nella direzione delle richieste sindacali. Da parte delle forze di maggioranza, invece, è stata confermata la “bontà” del provvedimento in discussione.
CSdL-CDLS-USL