Debitori verso lo Stato, l’impunità continua
Nel 2022 l’ammontare totale dei debiti verso lo Stato è pari a 218 milioni, dei quali le nuove anagrafiche sono pari a 13 milioni. Ormai è diventata una realtà strutturale e quasi tutti la fanno franca. È inaccettabile che aziende arrivino a cifre milionarie di debiti prima che vengano fatte chiudere; è necessario portare al più presto dei correttivi. Occorre anche vigilare affinché nei casi di liquidazione volontaria i creditori privilegiati vengano tutelati. Un riferimento anche sul Casale La Fiorina
RSM 12 03 2023 – All’indomani della pubblicazione dell’anagrafica dei debitori relativa al 2022, in cui sono riportati i nomi e gli importi di persone fisiche e società verso i quali lo Stato vanta dei crediti, la Confederazione del Lavoro torna a trattare l’argomento. Lo ha fatto il Segretario Generale Enzo Merlini nell’ultima puntata di “CSdL Informa” andata in onda lo scorso mercoledì 8 marzo.
“Puntualmente torniamo a commentare l’evoluzione di questi dati – ha rimarcato Merlini – che continua a creare nuovi buchi nel bilancio dello Stato. Eppure, la nostra è una voce isolata. Evidentemente, per la politica rientra tutto nella normalità.
Nel 2022 sono aumentati sia il numero dei debitori che l’importo: occorre tenere conto che nell’anagrafica sono inclusi solo coloro che hanno debiti superiori a 50mila euro, per cui probabilmente c’è anche un’altra notevole quantità che non fa statistica. Nel 2018 i debitori erano 550, ora sono 650. Va considerato che ogni anno ne vengono depennati alcuni, prevalentemente i fallimenti che vengono archiviati dal Tribunale, mentre sono pochi i soggetti che sistemano le loro pendenze.
Nel 2022 l’ammontare complessivo dei debiti verso lo Stato è di 218 milioni, di cui 13 milioni sono nuove anagrafiche. È vero che ancora scontiamo gli effetti della pandemia e della crisi energetica, ma ormai quella dei debiti verso lo Stato è una realtà strutturale, non una situazione temporanea. Sembra sia diventato normale che chi non paga quanto dovuto allo Stato la faccia franca!
Infatti, all’interno di questi numeri ci sono anche alcune persone fisiche, le quali potrebbero subìre l’onta del fallimento personale, ma la parte preponderante riguarda le società. Quando queste falliscono, di fatto nessuno viene chiamato a rispondere delle proprie responsabilità.
Le attività che hanno debiti superiori ad un milione sono 43, per un importo totale di 105 milioni. È inaccettabile il fatto che si arrivi a debiti milionari prima che un’azienda venga fatta chiudere. Lo ripetiamo ancora una volta; chissà che a forza di dirlo non si provveda, come è necessario, a portare dei correttivi!
Il Governo si vanta perché aumenta il numero delle attività economiche, mentre si guarda bene dal contrastare il fatto che contestualmente crescono anche le società che accumulano ingenti debiti verso lo Stato. In qualche caso, si tratta di imprese che vanno in difficoltà o che falliscono per eventi imprevedibili, ma la gran parte delle società sono consapevoli che tanto, alla fine, nessuno sarà chiamato a risponderne. Chi rimane ‘a bocca asciutta’ sono i lavoratori e lo Stato, ma anche i fornitori e gli istituti di credito. La maggior parte di questi 200 milioni non sarà recuperata e questo senso di impunità perdurante non fa altro che alimentare questo scempio.”
“Analizzando i dati – ha precisato il Segretario CSdL – si evince che aumentano di molto le società in liquidazione volontaria, per debiti totali pari a 107 milioni. Tale procedura presuppone che vi sia la volontà di pagare almeno i creditori privilegiati, quali i lavoratori, lo Stato e l’ISS. Qualora non vi fossero le condizioni per onorare questi impegni, le imprese dovrebbero fallire immediatamente e sottoporsi al controllo del Tribunale, perché poi ogni possibilità di recuperare dei crediti verrà vanificata. Abbiamo l’impressione che le liquidazioni volontarie ‘fasulle’ non vengano controllate: in tal caso, nessuno sarà chiamato a rispondere delle proprie responsabilità. In altre parole, trionfa l’impunità.”
Un riferimento sulla situazione della RSA Casale la Fiorina è stato portato dal Segretario FUPS Elio Pozzi. “Nei giorni scorsi – ha riferito Pozzi – la FUPS ha partecipato ad un incontro con il Comitato di ascolto (organismo composto dei rappresentanti dei familiari degli ospiti che era rimasto sospeso per più di un anno e che ora ha ripreso regolarmente l’attività), in cui abbiamo avuto un aggiornamento sulla situazione del Casale. La zona rossa aperta nel periodo Covid, è stata chiusa, e i 10 posti rimasti liberi ora vengono destinati a persone iscritte nella lista di attesa, che in questo momento è di 29 persone.
Il numero di per sé non è né alto né basso, ma va considerato che molte persone si iscrivono in anticipo per avere la garanzia del posto, quindi verosimilmente non tutte sono pronte per accedere al Casale come ospiti. Questi dieci posti disponibili verranno occupati gradualmente nel giro di un mese circa.
Nell’incontro, tra i vari aspetti affrontati, si è parlato della situazione dell’alimentazione, che sembra essere migliorata rispetto agli anni precedenti; peraltro sono stati acquistati dei macchinari per le persone che hanno difficoltà a deglutire e che necessitano di alimenti più facilmente assumibili. Rimane il problema del vestiario; si tratta infatti di gestire una massa enorme di indumenti, che crea non poche difficoltà. La direttrice ha annunciato che a questo proposito si stanno cercando delle soluzioni definitive.”
La puntata è continuata con una ricognizione sulla situazione della sanità, con l’intervento della funzionaria FUPI Cinzia Casali, di cui invieremo un successivo resoconto.
CSdL