Approvato in Commissione il PdL di riforma delle norme sull’occupazione
Alcune considerazioni della CSdL sia sui contenuti che sul piano politico. È apprezzabile la mediazione svolta dal Segretario di Stato Lonfernini, che ha permesso di rimandare la discussione sui punti più spinosi. Al contempo si sono notati diversi “mal di pancia” nella maggioranza
Abbiamo seguito i lavori delle Commissioni Consiliari che hanno approvato la riforma del sistema pensionistico e la riforma delle norme sull’occupazione, quest’ultima presentata dal Segretario di Stato Teodoro Lonfernini. Ora saranno esaminate dal Consiglio Grande e Generale in seconda lettura nel mese di novembre.
L’articolato che è stato licenziato dalla Commissione Finanze e Lavoro di ieri ha subìto diverse variazioni, per effetto di vari emendamenti: il testo approvato non è ancora disponibile, ma alcune considerazioni si possono comunque fare, sia nei contenuti che sul piano politico.
Il PdL si caratterizza come un testo unico, finalizzato a racchiudere tutte le normative in materia di lavoro che hanno subìto diverse modificazioni nel corso dei decenni, oltre ad introdurre nuove fattispecie, quali il lavoro dei pensionati e dei soci / amministratori delle società. Le circa 700 società senza dipendenti dovranno avere almeno una persona che – attraverso un rapporto di lavoro subordinato, oppure attraverso la presenza dell’Amministratore, classificato al pari di un lavoratore autonomo – risulti operativa nella gestione dell’impresa, pagando imposte e contributi.
Se l’obiettivo del testo unico è condivisibile, per disporre di una più semplice consultazione da parte di tutti coloro che ne abbiano interesse, il prodotto che ne scaturisce rimanda in larga parte a futuri Decreti Delegati; si tratta di vedere se manterranno le disposizioni vigenti, ove presenti. Abbiamo chiesto al Segretario Lonfernini che non vengano introdotte variazioni, senza che siano preventivamente sottoposte al confronto ed alla trattativa con il sindacato.
Sui punti più controversi, quali il “collocamento privato”, il contratto a tempo determinato, il lavoro interinale ed i distacchi, il Segretario Lonfernini è stato di parola, come egli stesso ha più volte evidenziato nel corso del dibattito. In sostanza, le imprese che vorranno avvalersi di un consulente per la selezione del personale, dovranno obbligatoriamente far riferimento alle liste degli iscritti all’Ufficio del Lavoro, mentre le altre tre forme di “lavoro flessibile” verranno riaffrontate con le parti sociali. I relativi Decreti Delegati dovranno essere adottati entro il 30 giugno 2023: nel testo è stato esplicitato che dovranno essere utilizzate solo per reali esigenze temporanee o determinate da picchi di lavoro.
Vedremo nei prossimi mesi cosa ne scaturirà. Come è noto, abbiamo espresso forte contrarietà alle modifiche proposte rispetto a queste tre norme, non solo per i contenuti presenti nel testo depositato in prima lettura, ma anche perché avrebbero condizionato negativamente il percorso di stesura del testo unico dei contratti industria ed artigianato, che contengono normative consolidate sui medesimi temi. Una volta perfezionati tali testi unici, dovrà essere svolto il referendum con i lavoratori, che richiederà alcuni mesi.
Abbiamo quindi apprezzato la mediazione svolta dal Segretario di Stato Lonfernini, ovvero di rimandare la discussione su questi temi così spinosi. Non è detto che non si ripropongano i contrasti sul merito dei provvedimenti, ma aver condiviso la necessità di non “ostacolare” le trattative che si svolgono su altri tavoli non era scontato.
Sul piano politico, invece, abbiamo notato diversi “mal di pancia” all’interno delle forze politiche che sostengono il Governo, compresi alcuni distinguo su alcuni articoli. Considerato che diversi emendamenti non hanno ottenuto il favore della maggioranza qualificata dei componenti la Commissione, non vorremmo che ci fossero sorprese in occasione della seconda lettura in Consiglio Grande e Generale.
Addirittura, alcuni emendamenti sono stati approvati con 6-8 voti, contro gli 11 presenti e facenti parte delle forze politiche di maggioranza. In sostanza, alcuni Commissari non hanno preso parte alle votazioni.
Lo stesso scenario non si era invece verificato per il PdL di riforma del sistema pensionistico, per il quale il voto è stato blindato.
È doveroso rilevare altresì quanto emerso in comma comunicazioni: rispetto alle dichiarazioni tranquillizzanti del Segretario di Stato Marco Gatti in occasione dell’approvazione dell’assestamento di bilancio per il 2022, il capogruppo di RETE Emanuele Santi ha ribadito che il disavanzo è pari a 76 milioni e “spicci”. Per noi, e crediamo per la gran parte dei cittadini, non è facile comprendere la differenza tra bilancio economico o finanziario.
Ne emerge comunque una situazione preoccupante, stante il già elevatissimo debito pubblico, che andrebbe affrontata con chiarezza e unità d’intenti, la quale doveva concretizzarsi nel percorso comune relativo alle tre macro riforme: fisco, pensioni, lavoro. Da qui nascono le scaramucce per il fatto ed il non fatto, visto che, all’interno del Governo, c’è chi ha messo in atto gli impegni assunti, ancorché non condivisibili nella loro interezza, e chi li ha solo annunciati.
Il Paese ha bisogno che tutti facciano sistema e non che ci sia ancora qualcuno che continua a privilegiare gli interessi politici. Sciopereremo anche per questo!
Enzo Merlini – Segretario Generale CSdL
Simona Zonzini – Funzionaria CSdL