Interventi anti-inflazione: non si può più aspettare!

Posted On 27 Lug 2022
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Il rinnovo dei contratti è in stallo, mentre l’inflazione continua a galoppare. Il Governo deve aprire al più presto un tavolo di confronto sulla politica dei redditi per far fronte al caro vita.

Controlli fiscali, Pdl interventi a sostegno della famiglia e genitorialità, introduzione dell’assegno unico italiano e legge sulla Ivg sono gli altri argomenti trattati

RSM 26 luglio 2022 – Il Governo metta in campo subito interventi di sostegno alle famiglie e ai cittadini di fronte al forte aumento del costo della vita; non è più possibile aspettare che vengano rinnovati i contratti di tutti i settori, diversi dei quali, peraltro, non paiono prossimi alla loro sottoscrizione.

È il forte appello che la CSdL ha lanciato nella puntata di ieri di “CSdL Informa”, nella quale sono state affrontare anche altre tematiche. Sono intervenuti il Segretario Generale Enzo Merlini, il Segretario Confederale William Santi e la Funzionaria Simona Zonzini

Fino ad ora abbiamo cercato di rinnovare i contratti come primo strumento di salvaguardia dei redditi dei lavoratori rispetto all’inflazione, nella consapevolezza che gli stessi adeguamenti salariali non possono coprirne per intero l’entità, essendo causata anche dalla guerra in corso e da speculazioni internazionali. Ad eccezione di quelli già firmati dell’industria e dell’artigianato, i rinnovi contrattuali di tutti gli altri comparti sono in una fase di stallo: in alcuni settori le Associazioni di categoria fanno proposte al ribasso, mentre in altri si deve ancora tenere il primo incontro. Alcune controparti private addirittura sostengono che deve essere lo Stato a farsi quasi integralmente carico di “proteggere” i lavoratori dagli effetti dell’inflazione.

Occorrerebbe un comportamento maggiormente responsabile, ma a questo punto il Governo deve prendere in mano la situazione e aprire al più presto un tavolo di confronto per una rinnovata politica dei redditi, tesa a sostenere le famiglie di fronte all’impennata del costo della vita, tra cui lo spropositato aumento delle bollette del gas, cresciute del 69% rispetto allo scorso anno, e l’incremento dei prezzi dei prodotti alimentari, in particolare quelli freschi. In gran parte dei paesi europei tali interventi sono stati realizzati; San Marino non può certo sottrarsi a misure che devono dare sostegno ai cittadini in maggiori difficoltà economiche.

Per quanto concerne il Decreto recentemente emanato che esclude dal diritto agli assegni familiari i figli minori di 21 anni dei lavoratori frontalieri, la CSU ha richiesto dei correttivi. Tale provvedimento nasce a seguito dell’introduzione dell’assegno unico in Italia – destinato ai soli residenti sul territorio italiano – con il quale sono stati accorpati e riformulati alcuni precedenti interventi a sostegno dei nuclei familiari con figli, tra cui gli assegni familiari.

A nostro avviso, la norma in oggetto viola la Convenzione Italo-Sammarinese del 1974, tanto che ai residenti nella RSM che lavorano in Italia sono stati revocati da marzo. Il Governo ha riferito di aver tentato più volte di ottenere l’emanazione di una disposizione che tenesse conto della Convenzione, che peraltro non prevede la sommatoria di analoghi provvedimenti di carattere assicurativo, senza successo. Anche per questi motivi il Decreto è stato adottato diversi mesi dopo l’introduzione dell’assegno unico in Italia.

Con effetto dal 1° marzo 2022 verrà giustamente corrisposto dall’ISS l’assegno per i figli dei frontalieri sammarinesi, mentre dal 1° agosto non verrà più riconosciuto ai lavoratori frontalieri italiani: nello spirito della Convenzione, seppure l’Italia non ne ha tenuto conto, riteniamo che il Decreto dovrebbe almeno prevedere il diritto di opzione tra l’assegno italiano o sammarinese. Qualora così non fosse, bisogna dare più tempo, a chi non lo ha già fatto, di chiedere l’assegno unico, visto che occorre presentare l’ISEE e in questo periodo non è semplice riuscire a farselo elaborare.

Sui controlli fiscali, abbiamo scoperto con una certa sorpresa che questi si fanno. Il numero maggiore si è registrato nel 2019, con 521 accertamenti per le società e 244 per le persone fisiche. Il numero dei controlli è cresciuto dal 2017 al 2019, con un successivo calo dovuto alla pandemia. Il maggior imponibile accertato a carico delle società ammonta a quasi 60 milioni di euro in 5 anni, mentre per le persone fisiche è stato pari a circa 6 milioni e mezzo.

Degno di rilievo è il fatto che alla crescita dei controlli abbia fatto seguito una riduzione del maggior imponibile accertato, passando da una media di oltre 100.000 euro per ogni verbale emesso nel 2017, ad una media di poco più di 20.000 euro per quelli emessi nel 2019 a carico delle società: vogliamo pensare che ciò sia dovuto al fatto che si sia sparsa la voce, inducendo i contribuenti ad una maggiore fedeltà.

Le maggiori imposte accertate in 5 anni sono state pari a più di 9 milioni di euro, per un totale di circa 10 milioni considerando gli interessi, il che non significa che tale somma sia stata realmente incassata dallo Stato.

Lo stesso dicasi per le sanzioni comminate dal 2017 al 2021, pari a circa 9 milioni di euro, di cui 5,5 milioni a carico delle società. Pare incredibile che alle persone fisiche siano state applicate sanzioni per 4,5 milioni. Il motivo è il seguente: sanzioni pari a 3,5 milioni di euro sono state applicate nel 2021 a carico di 354 contribuenti, prevalentemente lavoratori e pensionati, che non hanno dichiarato i beni e patrimoni detenuti all’estero.

Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che hanno omesso questa pratica perché normalmente non facevano la dichiarazione dei redditi, ad esempio perché privi di spese da dedurre, e che non erano a conoscenza del fatto che avrebbero comunque dovuto rendere noti tutti i beni mobili ed immobili posseduti all’estero. A seguito dell’entrata in vigore della Convenzione con l’Italia, relativa allo scambio di informazioni finanziarie, l’Amministrazione sammarinese ha quindi avuto evidenza di coloro che non avevano dichiarato il possesso di somme di denaro detenute in Italia.

È vero che la legge non ammette ignoranza, ma le sanzioni per questi casi sono assolutamente abnorni e spropositate, delle vere e proprie stangate, pari a circa 10.000 euro per ciascuno. Questi cittadini che non hanno comunicato beni la cui tassazione viene applicata solo sugli eventuali interessi, quindi spesso del tutto risibili per le casse dello Stato, hanno dovuto pagare sanzioni infinitamente più alte di chi invece ha, con ogni probabilità, volutamente sottratto base imponibile, per vedersi ridurre le tasse. Si pensi che la sanzione si applica allo stesso modo a coloro che per esigenze familiari hanno somme di denaro depositate su conti correnti italiani, che oggi non hanno pressoché alcun rendimento.

La CSU aveva già chiesto al Governo e alle forze politiche di ridurre l’entità di queste sanzioni, senza successo. Alla luce di quanto emerso, si rende ancora più evidente la necessità di apportare i dovuti correttivi a tale ingiustizia. In tal senso, verrà richiesto un incontro con tutti i gruppi consiliari.

Rispetto agli altri temi trattati durante la puntata di CSdL informa di ieri – Progetti di Legge su IVG ed interventi a sostegno della famiglia – daremo informazione nei prossimi giorni.CSdL