Appalti, le nuove norme sono ancora in gran parte inapplicate
Anche la stazione appaltante unica della PA, istituita con la nuova legge, non è operativa, e ciò contribuisce ad alimentare confusione
di Alessio Muccioli, Segretario FUPI-CSdL
In merito alla spesa pubblica, e in particolare alla regolamentazione degli appalti pubblici, come è noto la FUPI-CSdL ha sempre denunciato come negli anni tale voce sia stata una fonte enorme di spreco nell’amministrazione pubblica, sottolineando al contempo che vi possono essere varie aree di intervento per realizzare maggiore trasparenza, possibilità di fare economie ed eseguire controlli efficaci nelle esecuzioni.
Sul piano normativo sono stati fatti passi in avanti, in particolare nel 2015 sono state approvate regole riguardanti la trasparenza e nuove modalità per le gare d’appalto, oltre ad istituire un’unica stazione appaltante per tutta la Pubblica Amministrazione per l’acquisto di beni e servizi.
Tuttavia, la situazione è ancora stagnante, e ciò contribuisce ad alimentare più confusione che altro; ad oggi, è prevista una unità organizzativa deputata agli acquisti nella PA, ma questa non è operativa, o lo è in minima parte. L’esigenza di ridurre le stazioni appaltanti è comune anche ad altre amministrazioni pubbliche, allo scopo di garantire criteri omogenei di elaborazione ed aggiudicazione degli appalti, per assicurare la massima trasparenza (in Italia per esempio si sta passando da circa 30.000 a 35 stazioni appaltanti).
Purtroppo, come dicevo, l’operatività della nuova normativa a San Marino va a rilento; in questo senso apprezziamo la risposta della Segreteria di Stato alla Sanità ad una interpellanza (UPR) di un mese fa, nella quale la stessa Segreteria chiede di velocizzare il passaggio ad un nuovo regime tramite la piena operatività della centrale acquisti.
In ogni caso emergono altri gravi problemi da risolvere al più presto. In particolare sarebbe importante che l’ISS si possa agganciare ad appalti di AUSL limitrofe; ciò porterebbe ad una riduzione notevole di costi, poiché come è ovvio appalti fatti per numeri modesti, come nel caso del nostro Istituto per la Sicurezza Sociale, hanno costi molto più elevati. Potersi agganciare ad appalti esterni li ridurrebbe notevolmente, oltre a semplificare il lavoro di elaborazione dell’appalto.
Altra nota molto negativa sta nel fatto che, a quanto pare, è molto difficile, in particolare per le ditte italiane, ottemperare all’obbligo di iscrizione alla Camera di Commercio, condizione indispensabile per partecipare agli appalti in Repubblica. Se questo sia frutto di un ostruzionismo consapevole non ci è dato saperlo, fatto sta che vi sarebbe una vera e propria difficoltà a produrre i documenti richiesti per detta iscrizione. Chiediamo quindi di sburocratizzare le procedure e, nel frattempo, di valutare la possibilità di accettare autocertificazioni fino alla produzione dei documenti richiesti.