Grave infortunio sul lavoro: occorre fare piena luce sulle responsabilità

Posted On 09 Giu 2024
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Ancora una volta la prima prognosi è di 30 giorni, per cui non scatterà il procedimento penale, salvo che non lo richieda l’infortunato entro 6 mesi

9 giugno 2024 – Purtroppo ci risiamo! Un nuovo grave infortunio sul lavoro, la cui vittima è un giovane artigiano italiano, caduto nel vuoto dal tetto di un capannone, che ha ceduto sotto il suo peso.

Occorre accertare le responsabilità, anche di carattere penale, in particolare rispetto a chi competeva l’accertamento dello stato del tetto, ovvero se questo fosse integro e non soggetto a cedimenti, anche a fronte di eventuali movimenti incauti.

La cronaca italiana racconta quotidianamente di infortuni gravissimi, anche mortali, molti dei quali con le medesime caratteristiche di quello avvenuto venerdì scorso a Gualdicciolo. Raramente ad una caduta da 6/7 metri di altezza non conseguono danni permanenti, siano essi fisici o di altra natura: ovviamente auguriamo alla vittima di costituire l’eccezione.

Ancora una volta il Pronto Soccorso ha indicato una prima prognosi di 30 giorni, che non farà scattare il procedimento penale per l’accertamento delle relative responsabilità, anche se poi la prognosi dovesse essere prolungata. Ciò competerà esclusivamente all’infortunato, se lo vorrà, entro 6 mesi dall’incidente.

L’applicazione distorta della legge consolida una palese ingiustizia che costringe i lavoratori a difendersi da soli per ottenere i dovuti risarcimenti. Questo è uno dei punti di maggiore criticità emersi in occasione della recente giornata formativa organizzata dalla CSU con i Quadri sindacali, che dovranno essere affrontati con il nuovo Governo.

Non possiamo sottacere altresì che, qualora la prognosi effettiva si rivelasse di molto superiore ai 30 giorni previsti, si concretizzerebbe una sottovalutazione della gravità dell’infortunio da parte dei medici, le cui conseguenze sono quelle descritte.

CSU