Lavoro dei pensionati e solidarietà familiare, priorità elettorali!

Posted On 14 Feb 2024
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Si aumenta la platea dei pensionati che possono lavorare, includendo i cittadini con pensioni di anzianità, dopo il compimento dei 66 anni. Inaccettabile la solidarietà familiare, a cui non viene posto nessun limite. L’inserimento lavorativo dei disabili, la possibilità per i familiari di assistere i loro congiunti non autosufficienti, così come i lavori usuranti, la riforma del Fondiss, la tutela dei lavoratori che perdono il lavoro in età avanzata – tutte deleghe non ottemperate dall’Esecutivo – sono le vere priorità

RSM 14 02 2024 – Tra i tanti Decreti sfornati dal Governo c’è anche quello relativo al lavoro dei pensionati e la solidarietà familiare. “Innanzi tutto c’è stato l’ennesimo problema di metodo”, ha rilevato il Segretario CSdL Enzo Merlini: “Siamo stati convocati il giorno stesso della emanazione di questo decreto, il 199 del dicembre 2023. Contiene alcuni passaggi anche sensati, ma non può essere considerata una priorità quella di semplificare le modalità con cui i pensionati potranno lavorare e ridurne i costi.

Chi ambisce a continuare a lavorare, pur essendo in pensione, sono prevalentemente imprenditori e figure apicali. Noi siamo sempre stati contrari ad aprire questa possibilità a chi percepisce pensioni più elevate in rapporto ai contributi versati; al tavolo di confronto sulla riforma delle pensioni abbiamo preso atto che eravamo una minoranza, in quanto tutte le forze politiche erano favorevoli, per cui abbiamo lavorato per cercare di circoscrivere il fenomeno.

Il provvedimento è nato consentendo di lavorare solo a coloro che vanno in pensione di vecchiaia a 66 anni. A inizio 2023, c’è già stato un primo provvedimento, che ha aperto questo possibilità a chi è andato in pensione di anzianità entro il 2022; ora, si allarga anche ai nuovi pensionati di anzianità, pur dovendo attendere il compimento dei 66 anni di età. Queste persone dovranno stipulare un contratto con l’indicazione degli orari di lavoro e pagare un contributo pari a circa il 30% del reddito da lavoro percepito.

Sono esclusi da tale contributo coloro che fanno parte dei consigli di amministrazione e sono in pensione, perché dovrebbero essere presenti in azienda solo saltuariamente, ovvero non svolgere ruoli operativi. Abbiamo chiesto di conoscere quanti sono i casi e se vengono effettuati controlli, perché in tal modo è facile aggirare la norma: aspettiamo ancora una risposta.

Un articolo prevede che ai pensionati che lavoreranno part-time verrà applicata un’aliquota ridotta, quando sappiamo che i lavoratori a tempo parziale pagano la stessa quota di contributi di chi è a tempo pieno. Questa riduzione non ha nessuna giustificazione. Il rischio sarà di trovarsi con schiere di pensionati ufficialmente a part-time per pagare meno contributi.

In questa vicenda c’è anche la cosiddetta solidarietà familiare, che è la più insensata, in quanto non viene posto nessun limite di età o di presenza in azienda, spacciandola come un aiuto che i familiari possono dare alle piccole imprese. Tutti i pensionati possono accedervi, a condizione che lo facciano a supporto di titolari di licenza individuale; oggi si estende questa possibilità anche alle società, purché costituite da persone della stessa famiglia.

La solidarietà familiare nasce come provvedimento all’interno del lavoro occasionale, che risale al 2014, per permettere alle piccole aziende di sostituire il titolare o un dipendente con un familiare, per brevi periodi, ad esempio in caso di malattia o per altre circostanze imprevedibili. Quindi doveva trattarsi di una possibilità circoscritta: in realtà non sono mai state disciplinate le relative limitazioni.

Il contributo iniziale di 100 euro all’anno è stato innalzato a 300, ma resta il fatto che un’impresa il cui titolare ha un parente in pensione può avvalersi del suo lavoro in pianta stabile tutti i giorni, senza dover assumere nessun altro. Peraltro, è una clamorosa forma di concorrenza sleale verso chi non ha questa possibilità; chi vorrà avvalersi del lavoro dei pensionati, dovrà sostenere i costi prima indicati. Tra le nostre proposte di modifica del Decreto, vi è quella di ricondurla nell’alveo del lavoro occasionale, limitando la solidarietà familiare ai soli periodi di stretta necessità.”

Il Segretario CSdL si è soffermato poi sulle deleghe al Governo non ottemperate. “Ci sono provvedimenti molto più importanti di questo. Stiamo aspettando ancora, a seguito della riforma delle pensioni, alcuni altri decreti, tra cui quello che definisca i lavori usuranti e le relative agevolazioni e la riforma del Fondiss, fondamentale per il futuro delle giovani generazioni.

Altri provvedimenti attesi, previsti dalla riforma del mercato del lavoro, sono la riforma per l’inserimento degli invalidi, che tutt’ora continuano a non avere risposte occupazionali, ed il Decreto che consenta ai familiari di persone non autosufficienti di poterli assistere pagando i contributi, evitando di doversi rivolgere esclusivamente a persone esterne alla famiglia. È urgente altresì un provvedimento a tutela dei lavoratori che perdono l’occupazione in età avanzata.

Sono queste le priorità che andrebbero affrontate, in quanto rappresentano le reali emergenze sociali. Invece il Governo continua ad essere sordo alle reali necessità della popolazione, per dedicarsi a tematiche di limitato interesse per la collettività, ma di sicuro impatto elettorale.”

CSdL