Occupazione, finora buoni i dati complessivi. Resta l’urgenza della legge sul lavoro dei disabili

Posted On 08 Feb 2024
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Nonostante il trend positivo e la tenuta del sistema economico, attualmente ci sono alcune situazioni aziendali preoccupanti

RSM 8 02 2024 – Il 2023 è stato un buon anno dal punto di vista occupazionale. A settembre dello scorso anno (i dati di dicembre non sono ancora disponibili) il numero di occupati a San Marino è stato di 18.166, di cui 10.968 uomini e 7.198 donne.

Guardando l’andamento degli ultimi 15 anni, osserviamo che dal 2008 gli occupati sono diminuiti costantemente fino al 2014, poi si sono stabilizzati per un paio d’anni e dal 2017 sono ritornati a crescere. I dati sono stati commentati dal Segretario Confederale CSdL William Santi nell’ultima puntata di “CSdL Informa”.

“Stando alle statistiche, dobbiamo essere positivi. Dopo anni di numeri che diminuivano, nel 2023 siamo arrivati al massimo storico di occupati ed al minimo storico di disoccupati. Queste cifre sono state rese possibili da quelle imprese dell’economia reale che sono rimaste sul territorio, che hanno investito e si sono rafforzate.

Per tutto il 2022 e 2023 la media della permanenza dei lavoratori in mobilità si aggira intorno a 2 mesi; quindi il sistema si è dimostrato comunque dinamico e capace di crescere, in quanto ha offerto a questi lavoratori la possibilità di essere riassunti in tempi celeri.

Il comparto che si dimostra più solido è quello manifatturiero, che ha assorbito il 50% dei nuovi assunti. Questo dimostra ancora una volta che avevamo ragione quando ci siamo battuti per mantenere alcune imprese a San Marino piuttosto che cedere alle delocalizzazioni, quando nei primi anni duemila molti prospettavano di trasformare il nostro paese in tutt’altro, nella piazza finanziaria, che sappiamo cosa ci ha lasciato in eredità. Ancora una volta abbiamo la prova che l’economia reale è quella che dà stabilità e sicurezza alle persone.

Del totale degli occupati il 15% è a part-time, prevalentemente donne; questo perché ancora non si è ancora riusciti a trovare, in particolare nei settori privati, soluzioni efficaci per conciliare il lavoro a tempo pieno con le esigenze familiari. Il part-time è penalizzante sul piano retributivo e della contribuzione pensionistica, per cui spesso è involontario.

Se guardiamo le tabelle salariali in quanto tali, non c’è nessun gap tra uomo e donna, ma nella realtà questa differenza si crea, in particolare per le donne che sono indotte a scegliere il lavoro a tempo parziale. L’obiettivo è quello di ridurlo, per coloro che vorrebbero lavorare a tempo pieno, per creare una situazione di concreta parità.

La media dei lavoratori a tempo determinato è prossima al 20%; la soglia massima per ogni azienda è il 25%; in alcuni casi tale limite potrebbe essere superato. Ciò potrebbe anche dipendere dal fatto che negli ultimi 2 anni c’è stato un incremento di 1.300 posti di lavoro. Questo è un fenomeno che andrà monitorato e tenuto sotto controllo, perché le aziende usano spesso il tempo determinato come periodo di prova, contrariamente a quanto prevede la legge. Infatti, l’avvio al lavoro, ad eccezione dei picchi lavorativi, deve essere a tempo indeterminato.

Dal 2008 e fino al 2021, il settore pubblico allargato si è ridimensionato, come numero di addetti. Dal 2021 al 2023 i dipendenti sono aumentati da 3.566 a 3.908: un incremento abbastanza importante. La PA impiega molto più donne che uomini. Le donne peraltro rappresentano la maggioranza dei licenziamenti avvenuti negli ultimi anni; la PA ha quindi compensato i posti di lavoro persi. Resta comunque la necessità di attirare nuovi investimenti nell’economia reale, per dare un’occupazione adeguata alle donne lavoratrici anche nei settori privati, permettendo loro di conciliare il lavoro con gli impegni familiari.

Al contempo, siamo ancora in attesa di una legge sull’inserimento al lavoro delle persone con disabilità; non è tollerabile né degno di un paese civile!” In proposito, un partito di opposizione ha presentato un progetto di legge: può essere l’occasione per giungere ad un testo condiviso, che dia la possibilità di offrire un lavoro dignitoso alle persone che hanno difficoltà. Il Governo invece continua ad essere sordo a queste richieste, nonostante l’impegno assunto con la riforma del mercato del lavoro.

La disamina della realtà occupazionale, e in particolare dei dati sui licenziamenti e sul ricorso agli ammortizzatori sociali, nell’ultima puntata di “CSdL Informa” è proseguita con altri interventi, oggetto di prossime comunicazioni.

 CSdL