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L’intervento del Segretario uscente Alfredo Zonzini al 13° Congresso FULEA/FULSAC

Posted On 14 Nov 2018
By : Csdl
Comment: Off
Tag: 19° Congresso CSdL

13° Congresso FULEA/FULSAC

14 novembre 2018 – Sala Montelupo di Domagnano

  • Intervento del Segretario uscente Alfredo Zonzini

Care compagne e cari compagni, sta proseguendo il percorso di avvicinamento al 19° Congresso della Confederazione Sammarinese del Lavoro, che si svolgerà il 29/30 novembre prossimi. Il lavoro è iniziato nell’estate scorsa, con l’elaborazione del documento di base, approvato nel mese di luglio; il tempo per confrontarci con i lavoratori c’è stato, ma come tutti sappiamo abbiamo avuto poco tempo da dedicare ai rapporti con i nostri rappresentati, senza la possibilità di approfondire tantissimi aspetti oltre all’attualità quotidiana. Il tema del nostro Congresso Confederale è “#INSIEMEper”, espressione nuova ma piena di significato. Proprio nelle scelta del titolo si riconosce l’azione politica sindacale portata avanti in questi ultimi anni.

Care compagne e cari compagni, quattro anni fa eravamo nel bel mezzo della crisi, con continue richieste di procedure di riduzioni di personale, che hanno coinvolto tutti i settori. Abbiamo perso centinaia di posti di lavoro, ed oggi la situazione occupazionale ed economica presenta aspetti  ancor più gravi, in quanto il sistema bancario e finanziario del paese è al collasso.

Tutti noi siamo ben consapevoli, ed è sotto gli occhi di tutti, quanto sta avvenendo nel sistema bancario; la principale emergenza riguarda l’istituto bancario più importante, CARISP, divenuta completamente di proprietà pubblica. Proprio sul tema bancario e finanziario si è sviluppata la più alta conflittualità tra le forze politiche, che ha raggiunto livelli mai riscontrati nella nostra storia recente. Per senso di responsabilità e per richiamare la classe politica tutta, ma in particolar modo Governo e la sua maggioranza alle proprie responsabilità, la Confederazione e la CSU il 30 maggio scorso hanno proclamato lo sciopero generale con lo slogan “UNITI PER IL PAESE”.

La partecipazione di lavoratori, pensionati e cittadini è stata elevata, nonostante il clima di dissuasione che si respirava in tanti ambiti sia pubblici che privati; nonostante ciò i manifestanti e la piazza tutta hanno fatto salire a gran voce la richiesta di “verità”, sul bilancio pubblico, sul sistema bancario e finanziario, sul progetto di sviluppo che ancora manca. Da questo messaggio della piazza abbiamo rilanciato l’accorato appello alle forze politiche di abbandonare le divisioni e scontro, per condividere e affrontare tutti insieme – politica, forze sociali ed economiche – le emergenze che stiamo vivendo in tutti i settori, attraverso un progetto comune di sviluppo.

Il nostro messaggio non è stato accolto come si auspicava; un piccolo segnale di distensione ci è pervenuto la scorsa estate da parte del Governo attraverso una lettera che, con toni distesi e propositivi, chiedeva alla CSU di definire un percorso progettuale condiviso, individuando le priorità su cui lavorare.

La priorità delle priorità è quanto sta avvenendo nel mondo bancario. Come dicevo prima, l’emergenza è Cassa di Risparmio e suoi effetti sul bilancio pubblico, oltre alla riforma della previdenza, la spending review, il progetto di sviluppo, che deve essere sostenibile, attrattivo e rivolto alle attività produttive dell’economia reale con un elevato valore aggiunto.

Il famoso tavolo di concertazione non è mai partito, ossia non ci sono state le condizioni per condividere sui singoli argomenti scelte e progetti. Il Governo si è limitato a comunicare le proprie proposte, sulle quali si discuteva, ma null’altro è scaturito. Le diverse proposte di intervento erano e sono tutte finalizzate a tagliare le condizioni economiche dei lavoratori e dei pensionati; l’Esecutivo non ha mai presentato proposte per realizzare quegli interventi necessari per accertare la congruità delle dichiarazioni dei redditi delle società e delle categorie del lavoro autonomo. L’equità fiscale è la nostra spina nel fianco, e questo perché con la riforma del 2013 l’equità non la si è affatto raggiunta; i lavoratori e i pensionati hanno subìto gli effetti maggiori in termini di contribuzione, mentre per altre categorie, ad eccezione di alcune, la pressione fiscale è rimasta inalterata.

Pertanto, questo tema deve essere sollevato in ogni ambito ed in ogni contesto, anche alla luce dei possibili provvedimenti enunciati dal Governo, dove si dovranno reperite ingenti risorse per perseguire il pareggio di bilancio, così come prospettato anche nei recenti incontri. Le proposte del Governo sono sempre rivolte ai lavoratori e ai pensionati, e in particolar si sostanziano in tagli lineari agli stipendi dei dipendenti pubblici e anche dei lavoratori occupati nelle società a partecipazione statale.

Si prospettano anche interventi sulle pensioni, quali la ritenuta di solidarietà, e sulla quota esente, parificandola alle condizioni dei lavoratori dipendenti. Cosa ancor più grave, il Governo intende dimezzare il contributo dello Stato per il fondo pensioni dei lavoratori subordinati. Il settore più critico, il cui dissesto può avere conseguenze inimmaginabili, è quello bancario e finanziario. Proprio in questi giorni il Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio è stato autorizzato dalla proprietà (il Congresso di Stato), a cedere alla società Cerberus gli NPL (i cosiddetti crediti deteriorati) per un valore pari a € 109 milioni di euro. Come abbiamo più volte sottolineato, noi non sappiamo se questa valutazione economica degli NPL sia congrua oppure no, ma è del tutto evidente che l’intero affare è cosparso da una grande opacità.

Dai pochi elementi che conosciamo, è palese che tutta la vicenda sia stata gestita in maniera superficiale; sappiamo che la maggior parte degli NPL sono crediti rivolti al consumo, ma tra questi ci sono anche crediti fiscali e crediti sanitari (sicuramente questi potevano essere gestiti e valutati in maniera diversa).

Con l’approvazione del bilancio di Cassa di Risparmio del 2016, si è stabilito un debito pari a 534 milioni. Questo, con i decreti emessi l’anno scorso, deve essere spalmato su un arco temporale di 25 anni, sicuramente troppo lungo; infatti, lo stesso  Fondo Monetario Internazionale ci chiede di ammortizzarlo in tempi brevissimi. Situazione questa che, se portata avanzi, provocherà un indebitamento che ricadrà su tutta la cittadinanza e in particolar modo sulle giovani generazioni. Per questi motivi la Centrale Sindacale Unitaria ha chiesto ripetutamente di essere coinvolta per assumere scelte condivise e sostenibili, a tutela del nostro stato sociale e delle classi meno abbienti.

In questo contesto non va dimenticata l’operazione di accorpamento di Asset Banca in Cassa di Risparmio, che ha provocato un ulteriore dissesto per la stessa Carisp. Si è proceduto con un commissariamento che, nei modi e nei tempi, ha permesso una fuoriuscita di liquidità incontrollata, senza dare la possibilità alla proprietà di mettere in atto le azioni necessarie per la messa in sicurezza della banca. Questo lo si evince anche nelle recenti ordinanze del Tribunale pubblicate sugli organi di informazione. In generale l’intero settore bancario deve essere messo in sicurezza, proprio perché nelle banche ci sono i risparmi dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini. Mentre invece vanno perseguiti penalmente quei banchieri per i quali vengano accertate responsabilità nella concessione di finanziamenti senza le dovute garanzie.

Nell’incontro avvenuto con il Governo e con Banca Centrale, ci hanno illustrato i dati relativi alla cosiddetta AQR (Asset Quality Revieu). Nella situazione rappresentata, agli istituti bancari privati è stata applicata una valutazione con parametri più blandi, quindi con una dilazione nel tempo della messa in sicurezza dei dati di bilancio, mentre per Cassa di Risparmio sono stati applicati criteri più restrittivi, quelli di Basilea 3.

Ci chiediamo perché questa diversità di trattamento e di valutazione. Questa situazione ha reso necessaria una inevitabile immissione di liquidità da parte dello Stato nella ricapitalizzazione della Cassa di Risparmio, con la conseguenza di un aumento incontrollato del debito pubblico. Pertanto diventa necessario andare a reperire ingenti risorse per mettere in sicurezza il bilancio dello Stato. Le voci secondo cui si dovrà ricorrere al fondo Monetario Internazionale per accedere a forme di  finanziamento sono sempre insistenti, e se questo fosse vero, sicuramente ci verranno chiesti sacrifici tali da mettere in discussione il nostro stato sociale, un tempo invidiato da tutti.

In tutta questa situazione le risorse accantonate nel fondo pensioni sono ambite da diversi soggetti. Da una parte le banche, le quali avendo queste risorse nei loro forzieri chiedono di mantenerle per un congruo periodo di tempo, per disporre di una liquidità; dall’altra lo Stato, che ha necessità di avere i danari per finanziare la ricapitalizzazione di Cassa di Risparmio, che come si diceva prima ha un bilancio con ingenti passività.

Il fondo pensione è patrimonio dei lavoratori e dei pensionati, pertanto la gestione  di queste risorse deve essere fatta alla luce del sole e con il pieno coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle associazioni datoriali. L’eventuale utilizzo potrà essere autorizzato esclusivamente avendo un mandato pieno dai titolari stessi, e cioè i lavoratori e i pensionati. Siamo tutti a conoscenza del fatto che i Cda di Cassa di Risparmio e di Banca di San Marino hanno approvato una possibile integrazione-fusione dei due istituti di credito. Questo orientamento è difficile da condividere; in primo luogo non abbiamo tutti gli elementi per esprime un giudizio compiuto.

La cosa ci sembra ancora più inverosimile quando ci viene comunicato, con documenti congiunti emessi dagli organismi direttivi, che si dà mandato ad un unico soggetto privato, la  KPMG, la quale dovrà valutare le opportunità reciproche. L’operazione a mio avviso è del tutto fuori luogo, considerato che a tutt’oggi il Governo, dopo le diverse enunciazioni di messa in sicurezza dell’intero settore,  non ha presentato un progetto sostenibile.

Si parla costantemente di internazionalizzare il nostro sistema bancario, ma tutto questo non si può raggiungere se non definiamo in tempi brevi un fattivo rapporto con Banca d’Italia, attraverso la sottoscrizione del Memorandum d’intesa e la costituzione di una vera Centrale dei Rischi.

Sul sistema bancario si stanno avanzando diverse ipotesi di ristrutturazione, in particolar modo si fa passare il messaggio che gli istituti presenti dovrebbero ridursi esclusivamente a 2: una grande Banca pubblica e una privata. Questo scenario ritengo sia da scongiurare, perché potrebbe mettere in discussione la democrazia finanziaria. Vorrebbe dire che si creerebbero condizioni di monopolio, o al massimo duopolio, nella gestione del credito e della finanza.

Il settore è cambiato radicalmente, basta leggere i dati della raccolta bancaria, i quali si sono ridotti a poco più di un terzo rispetto all’inizio della crisi. Nei mesi scorsi da parte del Governo e di ABS ci è stato chiesto di rinnovare il contratto di lavoro scaduto sin dal 2009. Questo è avvenuto dopo che i maggiori istituti bancari hanno provveduto con un’iniziativa unilaterale e antisindacale a comunicare il recesso di tutti i contratti integrativi aziendali. Come dicevo, si è trattato di un atto illegittimo, che ha provocato la giusta reazione da parte di tutti i lavoratori occupati nel settore. Le iniziative promosse dai lavoratori hanno fatto sì che le direzioni stesse tramutassero i recessi in disdetta, possibilità questa prevista dalle norme.

La condizione richiesta è di riaprire il tavolo negoziale della contrattazione. A tal proposito si chiedeva di conoscere i costi che gli istituti di credito sostengono per gli organi dirigenziali, per i dirigenti, per le consulenze, le azioni di razionalizzazione, e da non ultimo abbiamo chiesto che ci fossero presentati i piani industriali, cosa imprescindibile.

Si sono svolti diversi incontri, ma a tutt’oggi non ci sono stati riscontri in tal senso. Da parte nostra ribadisco la nostra disponibilità a proseguire il confronto anche valutando eventuali riduzioni temporanee dei costi del personale. Questo però non può prescindere dal fatto che siano garantiti i posti di lavoro e siano presentati progetti credibili e sostenibili. È noto a tutti che questo sindacato, quando ha interlocutori seri e responsabili, si assume le proprie responsabilità.

Una breve riflessione su Banca Centrale, su cui ci sarebbero molte cosa da dire. Questa struttura doveva essere uno strumento tecnico di supporto alla politica; in questi ultimi anni c’è stato un susseguirsi di cambiamenti di governance difficile da ricordare nel dettaglio. Abbiamo riscontrato che rispetto a quanto è successo nella galassia bancaria, il coinvolgimento di Banca Centrale è stato determinante.

Questa situazione non deve più ripetersi, e ritengo di poter dire che la nuova dirigenza stia invertendo questa tendenza. Il ruolo di Banca Centrale va rivisto e sicuramente si dovrà pensare anche ad una ristrutturazione nelle competenze e nelle professionalità, coinvolgendole in un progetto complessivo del nostro sistema finanziario.

Vorrei soffermarmi su un altro argomento, e cioè quanto sta accadendo nei rapporti con la AASLP. In questo mandato congressuale il lavoro fatto con la Direzione è stato importante, considerato che sono passati 8 anni dall’ultimo rinnovo contrattuale. Dopo approfondito confronto abbiamo sottoscritto un accordo che ha messo in evidenza i temi da affrontare in ordine di priorità. Il contratto di lavoro, chiamato TESTO UNICO, non viene aggiornato dal lontano 1995; nel frattempo si sono redatti accordi di cui a volte ci dimentichiamo l’esistenza, pertanto questa è una priorità assoluta.

Dobbiamo riscontrare che con la Segreteria di riferimento non è stato possibile instaurare il confronto auspicato. Ci siamo incontrati solamente in due occasioni, con l’impegno reciproco di affrontare tutte le tematiche aperte, a partire dalla “mission” dell’Azienda, dal progetto di sviluppo, da una vera riorganizzazione nei diversi reparti produttivi. Possiamo pensare che di questa realtà le finalità non saranno più quelle previste nelle norme fondative, ma che si vada nella direzione di farne una “stazione appaltante”, e cioè una attività di servizio. Se questo fosse confermato, sicuramente le prospettive di investimento sul personale cadrebbero nel vuoto.

Voglio ricordare a lor signori che queste infrastrutture svolgono anche un ruolo sociale, Se si dovesse realizzare questo proposito, mi chiedo anche cosa ne faremo di queste risorse umane che non trovano occupazione nel settore privato? Ora la priorità per la Direzione aziendale è quella di dotare tutti i dipendenti AASLP di un smartphone per effettuare le timbrature per la rilevazione della presenza?!?

Per carità, nulla in contrario, lotta dura contro i furbetti dell’assenteismo, ma mi chiedo se è questa la priorità assoluta per il futuro dell’Azienda. Non sarebbe stato meglio confrontarci sui progetti x il rilancio, e perché no anche sulla riorganizzazione delle squadre operative? Su questi temi noi ci siamo. Certo è che, vista la nota arrivata proprio in questi giorni, la Direzione AASLP sulle timbrature partirà immediatamente. La nostra condivisione non può esserci, anche se l’avvio della nuova procedura è sperimentale, poiché prima di tutto si deve definire un accordo applicativo.

Alla nostra Federazione fanno capo tanti settori, dalle banche sino ai servizi, comprese le imprese di pulizie, comparti che in questi ultimi anni hanno visto ridursi in maniera straordinaria gli occupati, vedi l’edilizia per esempio. Nel commercio abbiamo vissuto momenti drammatici, con la perdita di tantissimi posti di lavoro. In più occasioni gli stessi lavoratori sono stati coinvolti in procedimenti fallimentari; investitori nuovi o presunti tali hanno lasciato a casa molti dipendenti, soprattutto personale femminile, così pure nel settore dei servizi tante realtà hanno provveduto a riorganizzarsi e a farne le spese in primis è il personale.

Un cenno lo voglio fare sulla realizzazione del “Polo del lusso”, la cui costruzione è iniziata nell’estate scorsa. Se vi ricordate siamo stati criticati a suo tempo per aver in qualche modo sostenuto l’investimento. Ebbene, nei momenti di confronto durante il percorso autorizzativo, avevamo chiesto che gli appalti fossero assegnati, a parità di  condizioni, alle imprese costruttrici del territorio. Da quanto ci risulta questo non si è verificato, anzi le poche imprese sammarinesi coinvolte hanno dovuto accettare le condizioni imposte dalla società costruttrice italiana.

A questo voglio solo aggiungere un’altra situazione; il Congresso di Stato ha emesso una delibera dai contenuti molto discutibili, con cui si autorizzano – in deroga ai contratti di lavoro – l’orario delle prestazioni lavorative e le giornate lavorative,  incluse le domeniche e festività. Quando ho proposto la nostra parole d’ordine “Lavoro e Dignita”, ho preso spunto anche da questa situazione, e cioè dalle condizioni lavorative praticate nel cantiere del “Polo del lusso” e nell’altro settore pieno di precari, cioè il settore turistico-commerciale.

Il settore delle costruzioni deve essere supportato da interventi strutturali promossi dallo Stato. Si deve promuovere una politica di infrastrutture, opere pubbliche, incentivi per una riqualificazione del costruito, interventi a favore della green economy, perché solo così saremo in grado di favorire la ripresa del settore. A questo proposito, sappiamo che si sta lavorando alla progettazione del nuovo Piano Regolatore, ma se dobbiamo dire che nel paese c’è un dibattito aperto, questo non possiamo certo affermarlo.

Come dicevo i settori di cui ci occupiamo hanno necessità di avere un progetto di sviluppo, supportato da norme e interventi finalizzati. La legge sullo sviluppo approvata circa un anno fa, già presenta delle criticità. Se da una parte ha finalmente reso giustizia ai lavoratori provenienti dai territori limitrofi, ai quali è stato riconosciuto lo stesso trattamento dei residenti/sammarinesi in termini di stabilizzazione del rapporto di lavoro, dall’altra, con la completa liberalizzazione delle assunzioni per tutti i livelli, si sta verificando che il maggior numero di nuovi occupati viene da fuori territorio, con inquadramenti ai minimi.

In questa situazione vi sono grosse difficoltà nel ricollocare i lavoratori iscritti alle nostre liste di avviamento al lavoro, in particolare non si riesce a dare risposte alle tante donne disoccupate, pur essendo state approvate norme tese a incentivare l’occupazione femminile. Se questa norma non è in grado di produrre effetti positivi per la nostra manodopera, come sindacato dovremo anche pensare di promuovere iniziative finora mai realizzate… Dobbiamo pensare, quindi, anche per rappresentare al meglio le istanze dei lavoratori, a forme nuove di sensibilizzazione sui temi di primaria importanza. I lavoratori vogliono essere informati e coinvolti.

Una riflessione sulla formazione, argomento principe in questo particolare momento. Più volte abbiamo sollevato la necessità di rilanciare la formazione; si parla tanto di nuovi strumenti tecnologici a supporto delle attività produttive, industria 4.0, start up, ecc., e in tal senso vogliamo capire quale progetto di sviluppo lo Stato vorrà adottare. A volte sembra che si voglia ritornare a situazioni che hanno fatto tanti danni al paese, e mi riferisco alla cosiddetta piazza finanziaria.

Così pure per le possibili opportunità di occupazione nel costruendo “Polo del lusso”, siamo a conoscenza di situazioni molto discutibili, vedi la partecipazione ai corsi di lingua straniera; se non si è già a certi livelli, le possibilità di parteciparvi sono pressoché nulle. Se fosse veramente così, avrebbe dell’incredibile! Ci siamo sempre messi a disposizione per definire politiche formative per i nostri disoccupati, ma se non sappiamo quali figure possano servire, quali investimenti saranno autorizzati in territorio, non è possibile formare nuove professionalità.

Sicuramente non ho trattato tutti i temi, avremo modo di affrontarli durante i lavori del nostro 19° Congresso Generale, al quale vi invito a partecipare sin da ora. A questo punto vorrei parlare un po’ di noi. La Federazione in questo quadriennio è cresciuta, nonostante la gravissima crisi di un intero comparto, l’edilizia, che ha pagato il prezzo più alto in termini di occupati. Negli altri settori, grazie all’impegno dei compagni Stéphane e Diego, abbiamo svolto un lavoro molto importante.

In questo Congresso, tra le altre cose, proporremo anche il cambio di nome della Federazione. Una proposta che nasce da una necessità di semplificazione, anche organizzativa, e che tiene conto della evoluzione del tessuto economico sammarinese.

A tal proposito, nell’ambito della Commissione per le modifiche allo Statuto e Risoluzione finale, faremo la proposta di assumere – quale nuova denominazione – quella di F.U.C.S., Federazione Unitaria Costruzioni e Servizi.

Per quanto mi riguarda personalmente, come ben sapete io avrei potuto fare la scelta di collocarmi in pensione; in un paio di occasioni ne abbiamo parlato nel nostro Direttivo, ma mi è stato chiesto di continuare in questa bellissima esperienza.

Da parte mia ho accettato! Certo ci vuole fegato, metterci la faccia in questo particolare momento dove vengono chiesti sacrifici soprattutto ai soliti noti, e cioè a chi abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare. Non abbiamo all’orizzonte prospettive favorevoli, sia riguardo agli interventi promossi dal Governo, sia sulle prossime rivendicazioni dei rinnovi contrattuali, ma l’auspicio è quello che da questo Congresso emergano nuove disponibilità.

Certo è che rappresentiamo una parte particolare del mondo del lavoro, non è facile fare attività sindacale dove la media degli occupati per azienda non va oltre le tre/quattro unità, che lavorano gomito a gomito con il proprio datore di lavoro. Cerchiano sempre di raccogliere nuove adesioni, ma certo non è facile. Dobbiamo riprendere con maggior intensità e con una programmazione continua la visita nei posti di lavoro, per promuovere il nostro modello di sindacato. In tal senso potrebbe essere utile ai fini formativi costituire un gruppo di lavoro tra tutte le Federazioni, coordinate da un segretario confederale, per andare sui posti di lavoro e quindi fare formazione sul campo.

La formazione ci serve, e dobbiamo fare di tutto per promuoverla al meglio. Vi è la necessità di fare avvicinare i giovani al sindacato; tutta l’organizzazione ha bisogno di nuova linfa, noi più grandi ci rendiamo disponibili ad offrire le nostre conoscenze e le nostre esperienze.

Un messaggio lo voglio rivolgere a Gigi, Mirko e Nicola. Cari amici, vi voglio ringraziare di tutto quanto abbiamo affrontato insieme; la Federazione unitaria ha vissuto e sta vivendo tutt’ora una mole di problematiche indescrivibili, ma abbiamo sempre trovato la massima condivisione, anche nelle diversità di vedute su singoli argomenti. Ci siamo sempre rispettati e ci siamo aiutati reciprocamente. Questa condizione non deve cambiare, insieme possiamo fare grandi cose per i nostri lavoratori che rappresentiamo. Grazie per la vostra presenza a questo nostro appuntamento.

Un ringraziamento sincero per la partecipazione e vicinanza quotidiana va a tutti i compagni delle altre federazioni. Grazie per la presenza dei compagni e compagne dei direttivi, siamo un bel gruppo; mi auguro che vi candiderete in molti per l’elezione del Comitato Direttivo, ne abbiamo bisogno!

Buon Congresso a tutti.

Viva la Repubblica di San Marino!

Viva la Confederazione Sammarinese del Lavoro!

 

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